Le risorse della terra consumate in pochi mesi

MONDO. Chi può si goda le vacanze, ma sappiate che da ieri il Pianeta ha finito di sostentarsi. Il primo agosto è infatti scattato l’«Earth Overshoot Day 2024» (ma perché dobbiamo sempre inglesizzare tutto?). «Overshoot» significa letteralmente «andare oltre».

Per dirla in parole povere, un gruppo di scienziati ha calcolato che in soli sette mesi l’umanità ha già consumato ciò che la Terra impiega dodici mesi per rigenerare. Dunque, da ieri siamo in debito, perché divoriamo più di quanto possiamo produrre. E non è solo una suggestione romantica. Significa che siamo nei guai. A livello globale stiamo consumando l’equivalente di 1,7 Pianeti all’anno, cifra che potrebbe arrivare a due Pianeti entro il 2030, secondo le tendenze attuali. Lo rende noto il Wwf Italia, un ente serio che non si perde certo in catastrofismi.

L’«Earth Overshoot» Day si calcola dividendo la biocapacità del Pianeta (ossia la quantità di risorse ecologiche che la Terra è in grado di generare in un anno) per l’impronta ecologica dell’umanità (la domanda delle nostre società per quello stesso anno) e moltiplicando tutto per 365, i giorni di un anno. Chiediamo al Creato molto di più di quanto può darci. Un concetto tra l’altro espresso con molta chiarezza nell’enciclica di Francesco «Laudato si’», con tutte le sue conseguenze ecologiche e sociali (i primi a farne le spese sono i poveri, per esempio i piccoli agricoltori che si vedono il proprio terreno divorato dalla siccità e sono costretti a fuggire nelle città o emigrare altrove).

Questo vuol dire che l’umanità ha già «finito» tutte le risorse che la natura produce in un intero anno e comincia a vivere a debito, il più delle volte a consumare il proprio patrimonio naturale. L’umanità, con i suoi oltre 8 miliardi di abitanti, divora in modo smodato, ben oltre le capacità di rigenerazione e riassorbimento del Pianeta.

Una spirale che sembra non conoscere fine. Cinquant’anni fa, nel 1974, l’«Overshoot Day» cadeva il 30 novembre: sforavamo di un mese il nostro budget annuale. Nel 2004, il 2 settembre, nel 2014 il 5 agosto. La data è sempre andata anticipandosi e il nostro debito ecologico è cresciuto. Questo potrebbe lasciarci indifferenti, se non fosse che le conseguenze sono gravissime. È come se stessimo lasciando ai nostri figli un «debito ecologico» sempre maggiore, che le nuove generazioni faticheranno a saldare.

L’Italia è anche uno dei Paesi con il più alto debito ecologico. L’«Overshoot Day» per noi è arrivato già il 19 maggio. Come se non bastasse, visto che abbiamo anche il secondo debito pubblico più ingente del mondo. La persistenza per oltre mezzo secolo di questo stato di sovrasfruttamento della natura ha portato a una drastica perdita di biodiversità (le specie animali) e a un eccesso di gas serra di origine antropica nell’atmosfera, quelli che provocano il surriscaldamento del pianeta, i cui effetti stanno diventando più evidenti con l’aumento della frequenza e dell’intensità di ondate di calore, incendi boschivi, siccità e inondazioni, e rappresentano una minaccia per la nostra stessa sopravvivenza.

Purtroppo, sull’emergenza climatica manca ancora - il più delle volte - una narrazione incisiva e coerente, e spesso non a caso, visto che le lobby delle materie fossili sono sempre in attività: così tutto viene percepito come qualcosa che non ci riguarda, finché nelle nostre case funziona l’aria condizionata. Ogni tanto, per sovraccarico, avvengono dei blackout, ci viene qualche pensiero ambientale fugace, ma poi tutto torna come prima. Finora.

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