Le peripezie del governo, opposizione non pronta

ITALIA. Mancava solo la polemica sugli agenti di polizia del nucleo della presidenza del Consiglio che sarebbero stati allontanati dal corridoio dell’ufficio di Giorgia Meloni, per rendere ancora più rovente l’atmosfera politica di queste settimane dominate dal «caso Boccia-Sangiuliano».

Impegnati a rispondere alle proteste dei sindacati della Pubblica sicurezza contro la (presunta) mancanza di fiducia nei confronti della discrezione dei loro colleghi, a Palazzo Chigi non hanno certo perso di vista quello che stava per accadere dalle parti di Cologno Monzese, quartier generale di Mediaset. Dove era stato deciso di autorizzare Bianca Berlinguer ad ospitare ieri sera, per un’intervista a tutto campo nel corso della sua trasmissione, nientemeno che lei, Maria Rosaria Boccia, la donna che ha portato Gennaro Sangiuliano alle dimissioni e che tiene sulla corda l’intero governo con le sue «rivelazioni» (o meglio, con la minaccia di rendere noto quanto si tiene nascosto in borsa, tipo screenshot di chat privatissime e registrazioni rubate). Proprio quando Meloni aveva ordinato a tutti i suoi di non parlare più della scabrosa faccenda per fare in modo che sparisca rapidamente dalla testa degli italiani, Mediaset stava riportando al centro della scena la mancata collaboratrice dell’ex ministro. L’intervista, poi misteriosamente sospesa, avrebbe rappresentato «un atto ostile contro di noi da parte dei fratelli Berlusconi», hanno subito fatto sapere ai giornali i componenti del cerchio magico meloniano.

Ennesimo episodio di una ruggine che è diventata sempre più vistosa e che si è accompagnata alle continue prese di distanza dal verbo di Fratelli d’Italia da parte di Antonio Tajani che ha allineato Forza Italia a quanto in varie occasioni auspicato dagli eredi di Arcore: «Per i diritti civili sto più con la sinistra che con la destra» aveva detto Marina Berlusconi e rapidamente Forza Italia ha sposato la causa dello «ius scholae» tra le proteste di FdI e soprattutto di Salvini. Anche questo un sintomo del «complotto» anti Meloni di cui parlava «Il Giornale» qualche tempo fa? Di sicuro nel cuore del governo si vivono momenti difficili: è come se il caso Sangiuliano avesse fatto esplodere tutte le contraddizioni della coalizione moltiplicando le difficoltà del governo. Che certo non mancano: basta guardare per esempio ciò che continua a chiedere la Lega a riguardo della manovra finanziaria, delle pensioni e della flat tax nonostante che il ministro (leghista) dell’Economia Giancarlo Giorgetti ripeta a tutti che «soldi non ce ne sono», che mancano all’appello ancora dieci miliardi, che bisogna rispettare i patti stretti con Bruxelles per riportare sotto controllo i conti pubblici e anche le promesse fatte all’elettorato, per esempio la proroga del taglio del cuneo fiscale che da solo si mangia mezza manovra di bilancio.

Ma, a proposito di Bruxelles, ci sono seri problemi per le deleghe che il commissario indicato dal governo, il ministro Fitto, dovrebbe andare a ricoprire con il grado di vice presidente esecutivo. Un rafforzamento del ruolo dell’Italia, nonostante i voti contrari alla rielezione di Ursula von der Leyen, non condiviso da tedeschi, francesi, spagnoli e dai gruppi liberale, riformista e verde, motivo per cui la presentazione della nuova Commissione europea slitta di diversi giorni.

Come se non bastasse il centrodestra non riesce a venire a capo delle nomine alla Rai: ancora l’accordo non c’è e manca parecchio perché lo si raggiunga e si possa finalmente procedere al voto parlamentare. Di fronte alle mille peripezie della maggioranza, l’opposizione trova il modo di dividersi su varie questioni e fatica ad approfittare del momento.

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