Le Orobie, un’estate da star all’estero. I rifugi parlano sempre più straniero

IL BILANCIO. Stagione da incorniciare: c’è chi atterra appositamente a Orio per poi imboccare i sentieri. Distribuiti 150 passaporti per l’Anello.

Le condizioni meteo spesso incerte, ma a volte anche decisamente brutte sin dal mattino, dei primi fine settimana dell’estate, unite alla presenza di neve alle quote più alte, hanno fatto ritardare il vero avvio della stagione dei rifugi delle Orobie. Ma dal mese di luglio, le presenze sui sentieri della montagna bergamasca sono state anche quest’anno altissime. I rifugi del Cai sono agli sgoccioli di un’estate ancora una volta molto positiva, sintomo di come l’esplosione della frequentazione delle terre alte registrata dopo la pandemia non accenni a spegnersi.

Tra i gestori dei rifugi c’è chi parla di un bilancio in linea con quello dello scorso anno e chi ha l’impressione che le presenze siano state ancora più alte.

La definisce «un’estate bellissima» Chicco Zani, gestore del rifugio Albani, a Colere, sotto la Nord della Presolana, che rimarrà aperto da venerdì a domenica sino alla metà di ottobre: «Sono qui da nove anni e questa stagione è sicuramente una di quelle da ricordare – dice –. Devo ancora tracciare il bilancio finale, ma sicuramente è stata un’estate molto buona. Dalla metà di luglio, e poi per tutto agosto, abbiamo avuto sempre tanta gente».

L’appeal da oltreconfine

Zani, al pari degli altri rifugisti, ha riscontrato un aumento soprattutto di escursionisti stranieri: «Probabilmente le presenze degli italiani sono rimaste le stesse dell’anno scorso, ma il numero di stranieri arrivati al rifugio è decisamente cresciuto – riferisce –. Credo sia il frutto della pubblicità che è stata fatta e che ha permesso di far conoscere le Orobie all’estero in tutta la loro bellezza: non abbiamo nulla da invidiare a zone più famose, e finalmente stiamo riscontrando che la gente arriva anche da molto lontano ed è contenta di quello che trova».

L’anello delle Orobie

Tanti stranieri che arrivano in Bergamasca lo fanno per percorrere l’anello delle Orobie, il sentiero che parte e arriva ad Ardesio e permette di toccare i rifugi Alpe Corte, Laghi gemelli, Calvi, Brunone, Merelli al Coca, Curò e Albani. «Abbiamo distribuito circa 150 passaporti – fanno sapere dagli uffici di Vivi Ardesio, dove gli escursionisti possono ritirare il documento da far poi timbrare nei rifugi in cui passano –. Le persone che vengono e chiedono dell’anello sono state molte di più: tanti, infatti, decidono infatti di percorrere l’anello, tutto o solo in parte, senza ritirare il passaporto».

Oltre agli stranieri che hanno unito la tappa sulle Orobie a un viaggio più lungo in Italia, c’è anche chi è arrivato da lontano appositamente per percorrere l’anello, come tre coppie di spagnoli, atterrati a Orio e da qui trasferiti ad Ardesio in taxi per mettersi in cammino sulle Orobie nei giorni scorsi. E c’è anche chi è arrivato in auto dalla Puglia per allacciare poi gli scarponi e imboccare i nostri sentieri.

Le giornate da pienone

Ha vissuto anche quest’anno tante giornate da tutto esaurito il rifugio Curò, a Valbondione, da sempre tra le mete più gettonate: «Dopo un inizio difficile a giugno e inizio luglio, la stagione si è poi ripresa bene – fa sapere il gestore Fabio Arizzi, che terrà aperto il rifugio da venerdì a domenica sino al primo fine settimana di novembre –. Dalla seconda metà di agosto sino ai primi giorni di settembre c’è stata parecchia gente tutti i giorni della settimana. Le presenze sono state in linea con lo scorso anno, anche per noi sono stati tanti gli stranieri: qualcuno viene per il giro delle Orobie, qualcuno invece si appoggia qui per salire poi ai laghi presenti in zona».

Il bilancio della stagione appare positivo anche ai quei rifugisti che lavorano in luoghi più facilmente raggiungibili, dove sono arrivate dunque tante famiglie con bambini, come l’Alpe Corte, a Valcanale di Ardesio: «La partenza della stagione è stata lente per il fattore meteo, ma siamo poi contenti del prosieguo – dice la rifugista Serena Bonacorsi –. Venire da noi è una gita facile, anche quest’estate sono arrivate tante famiglie con bambini. Anche qui abbiamo visto tanti stranieri, di ogni provenienza: tra gli ultimi passati, israeliani, americani, olandesi, inglesi».

Turismo «mordi e fuggi»

I rifugi sono stati tra le mete predilette anche per il turismo mordi e fuggi, fatto di chi dalla pianura bergamasca o dalle province vicine ha scelto di passare anche solo una giornata in montagna. Le code registrate sulle strade della Val Seriana e della Val Brembana per il rientro serale – in modo più marcato nella settimana di Ferragosto, ma non solo – non lasciano dubbi sulle presenze elevate.

«Abbiamo avuto un mese di agosto molto positivo – dice Mattia Monaci, gestore del rifugio Longo, che rimane aperto i mercoledì e i fine settimana sino ai primi di novembre –. Il brutto tempo di giugno e inizio luglio non ci ha aiutato, ma ad agosto abbiamo recuperato: il bilancio è simile a quello dell’anno scorso, forse leggermente sotto». Ancora in questi giorni, «le belle giornate stanno spingendo tanta gente in montagna».

Dietro i numeri alti, non mancano alcune criticità, come fa notare Chicco Zani: «Purtroppo c’è chi sale in montagna con la fretta: il rifugio dovrebbe essere un posto in cui godersi un po’ di relax in tranquillità, invece c’è non sa aspettare mezz’ora per pranzare. Forse dovremmo recuperare tutti la cultura del rifugio, che non è un ristorante pentastellato in quota».

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