«Le mie ricerche in Canada per riciclare meglio la plastica»

LA STORIA. A 26 anni Gaia Rota sta frequentando un dottorato in Chimica alla Kingston. Unica italiana invitata alla Conferenza nazionale dei microbiologi. I suoi studi per biodegradare il nylon e migliorare l’ambiente.

Gaia Rota, classe 1998 di Almenno San Salvatore, è da sempre stata affascinata dalla complessità degli ecosistemi e dalla delicatezza degli equilibri che li sostengono. Con la ferma convinzione che ogni individuo abbia il potere di fare la differenza per un futuro più sostenibile, dopo gli studi al liceo scientifico «Lorenzo Mascheroni», ha scelto di studiare biotecnologie in triennale all’Università degli Studi di Milano-Bicocca per poi proseguire con una magistrale in biologia nella stessa università. Ha conseguito due lauree con lode e un internship alla Thompson Rivers University a Kamloops in British Columbia per studiare dal punto di vista biochimico e microbiologico la degradazione dei Pfas, sostanze fluorinate. Gaia ha poi deciso di proseguire nell’ambito accademico con un dottorato di ricerca in chimica alla Queen’s University a Kingston sempre in Canada.

«Il mio progetto fa parte dell’open-plastic project volto alla biodegradazione delle plastiche focalizzandosi in particolare sul nylon – racconta –. L’obiettivo è, tramite un approccio microbiologico, individuare e selezionare dei microrganismi in grado di degradare il Nylon o di usarlo come fonte di carbonio. Subentra poi un approccio biochimico per cercare di individuare quali enzimi nello specifico del microrganismo sono responsabili della degradazione del Nylon per isolarli, esprimerli e testare la loro attività – spiega Gaia Rota –: l’implicazione del mio lavoro è cercare di ampliare il numero di enzimi noti che vengono utilizzati in industria per scomporre il polimero plastico in prodotti di degradazione (monomeri) che possono essere riutilizzati a loro volta per ricostruire il polimero di partenza sostenendo un’economia circolare basata sull’uso di microbi o enzimi per riciclare o valorizzare i rifiuti di plastica».

Cambiare il mondo si può

Una determinazione incrollabile e una visione chiara hanno spinto Gaia Rota a trasferirsi in Canada per inseguire i suoi obiettivi: «Se la prima volta la mia scelta di partire per l’estero era nata dalla volontà di vivere appieno un’esperienza lontana da casa e immergermi in una cultura differente, questa volta è stata dettata dalla necessità – commenta Gaia –: mi rendo conto che all’estero, nel mio settore perlomeno, ci sono molte più possibilità. In Italia le possibilità nell’ambito della ricerca sono minime e mal retribuite. Se qualcuno ti assume sembra ti stia facendo un favore quindi ho scelto di rischiare, in fondo, in queste cose non si sarà mai al 100% convinti quindi ci si deve buttare, questa è un po’ la mia filosofia».

Sulle rive del lago Ontario

Dal suo trasferimento Gaia continua a lavorare instancabilmente, nonostante le difficoltà di immergersi da soli in un ambiente completamente nuovo, mostrando con la sua determinazione come la passione e l’impegno possano tradursi in azioni concrete per salvaguardare il nostro pianeta e come, insieme, possiamo davvero cambiare il mondo. «A differenza di Kamploops, la cittadina dove ho vissuto l’anno scorso, Kingston è molto più carina. Mi piace il campus e il fatto che si sviluppi sulle rive del lago Ontario. Il resto della città non è però affine all’idea del mio luogo ideale in cui vivere; quindi, ho difficoltà a sentirmi a casa – racconta Gaia –. Qui ho conosciuto soprattutto altri studenti PhD e post-doc in laboratorio con me, ma faccio molto spesso avanti indietro da Toronto dove ho un gruppo di amici italiani».

Teaching assistant in chimica

Un’esperienza che, accanto alle difficoltà, presenta molti punti di forza: «In Canada i budget destinati alla ricerca consentono di avere strumentazioni che in Italia è raro trovare, di usare risorse e partecipare a conferenze, il tutto è estremamente arricchente da un punto di vista professionale. Inoltre, sono teaching assistant in chimica e insegnare una materia che non è propriamente nel mio background in un’altra lingua mi ha fatto comprendere che bisogna sempre saper mettersi alla prova in nuove sfide perché si può scoprire che proprio da queste arrivano le soddisfazioni più grandi».

Unica italiana alla Csm

Gaia Rota, inoltre, è stata l’unica italiana a esporre il proprio progetto di ricerca alla 72esima edizione della Csm, la Conferenza dei microbiologi canadesi, svoltasi a Dalhousie in Nuova Scozia lo scorso anno. «È stato un grande onore poter presentare il mio lavoro a professori di rinomate università canadesi con brillanti carriere alle spalle – commenta –; è stata un’esperienza che mi ha permesso di imparare il coraggio del mettersi in gioco e superare le proprie paure, scoprire persone che mi hanno ispirata e aggiungere un tassello al curriculum che spero mi aiuti a costruire la carriera che sogno». Dopo giorni e notti trascorsi in laboratorio e ore in biblioteca ad approfondire le proprie conoscenze, gli sforzi di Gaia stanno mostrando risultati concreti. La sua dedizione, costellata da sacrifici personali e una passione inarrestabile per la ricerca scientifica, ha iniziato a dare i suoi frutti. Nel corso dell’ultimo anno, Gaia ha partecipato a una serie di conferenze internazionali e meeting accademici, che le hanno permesso non solo di condividere le sue idee con la comunità scientifica, ma anche di apprendere nuove metodologie e tecniche all’avanguardia nel suo campo di studio.

Oltre a seguire un intenso calendario tra lezioni impartite e seminari, Gaia ha continuato instancabilmente nel suo progetto di ricerca ed è già arrivata a scoprire un nuovo enzima coinvolto nella degradazione del nylon. Se i risultati preliminari saranno confermati, la sua scoperta potrà aprire nuove strade per lo sviluppo di processi di biodegradazione più efficienti e sostenibili. La determinazione e l’entusiasmo di Gaia non si fermano qui. Nonostante le sfide che la ricerca scientifica comporta, è più che mai motivata a continuare il suo percorso, convinta che ogni piccolo passo verso la comprensione dei fenomeni naturali possa avere un impatto positivo sulla società e sull’ambiente. In un contesto globale in cui la sostenibilità è diventata una priorità, il lavoro di Gaia potrebbe rappresentare un tassello fondamentale nel mosaico delle soluzioni innovative per affrontare il problema della plastica.

Bergamo nel cuore

L’obiettivo è dunque continuare nella ricerca in ambito ambientale per la biodegradazione di composti inquinanti, delle plastiche o la produzione di materiali green alternativi a queste ultime, sempre alimentata dalla passione nei confronti dell’ambiente presente in lei sin dall’infanzia. «Immagino un futuro in giro per il mondo, non vorrei mai rimanere statica, l’ideale per me sarebbe essere assunta da una multinazionale per poter fare viaggi di lavoro, ma vorrei avere l’Italia come base» rivela Gaia . Queste riflessioni hanno portato Gaia a rivalutare il suo sguardo sulla sua città: «La mia visione di Bergamo, vivendone lontano, è diventata idilliaca: ci sono più affezionata ora e ho nostalgia sia dei luoghi che delle persone. Il pensiero di Bergamo si associa nella mia mente al profumo di casa, all’essere in pace, agli abbracci degli amici e al sentirmi nel posto che mi appartiene».

Bergamo senza confini

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