Lavorare in sicurezza, a Dalmine un viaggio nella tutela della salute nel ’900

MOSTRA. Alla Fondazione Dalmine il 4 aprile si inaugura l’esposizione «Lavoro? Sicuro! Prevenzione, comunicazione, protesta nel ’900». Documenti, fotografie e segnaletica illustrano l’evoluzione sul fronte della tutela della salute e il contrasto agli infortuni.

Dalmine

Documenti, immagini e fotografie provenienti da archivi, musei e collezioni private e ospitati alla Fondazione Dalmine, con il sostegno della Fondazione Fratelli Agostino ed Enrico Rocca, raccontano la storia di un tema più che mai all’ordine del giorno: quello della sicurezza sul lavoro. L’evoluzione, i traguardi e le conquiste ottenute in questo campo sono al centro della mostra «Lavoro? Sicuro! Prevenzione, comunicazione, protesta nel ‘900», in programma dal 5 aprile al 19 dicembre negli spazi della Fondazione istituita da Tenaris.

La nascita della medicina del lavoro

L’inaugurazione si terrà venerdì 4 aprile alle 18 (seguirà una visita su prenotazione), mentre la mostra sarà visitabile prenotando nelle date segnalate sul sito www.fondazionedalmine.org. L’esposizione, realizzata e curata dalla Fondazione Isec (Istituto per la storia dell’età contemporanea), e in particolare dal suo direttore scientifico Giorgio Bigatti, in collaborazione con Archivio del lavoro e Museo dell’industria e del lavoro di Brescia (Musil), è parte di un ampio progetto di ricerca che documenta la presa di coscienza degli infortuni. Partendo dalle prime forme di intervento privato promosse a Milano da esponenti di primo piano della comunità degli affari (come Ernesto De Angeli e Giovanni Battista Pirelli), il progetto analizza le connessioni con la nascita e lo sviluppo della medicina del lavoro, fino ad arrivare alla graduale istituzionalizzazione delle forme di assicurazione e tutela dei lavoratori da parte di enti statali e parastatali.

Esposizione itinerante

Dopo la prima edizione nella sede della Fondazione Isec a Sesto San Giovanni, la mostra è presto diventata «itinerante»: è stata ospitata al Museo di storia della Medicina dell’Università La Sapienza di Roma e, fino a pochi giorni fa, allo Spazio Gerra del Comune di Reggio Emilia. Adesso è il turno di Fondazione Dalmine. «La mostra – spiega Bigatti – nasce da due profonde motivazioni. La prima è lo stupore per la frequenza degli incidenti sul lavoro di cui siamo testimoni ogni giorno, in cui ciò che stupisce è soprattutto la sostanziale assuefazione a questa sequenza. Dall’altra parte abbiamo un archivio che conserva memoria di lavoro e impresa con molte documentazioni: da questa duplice spinta è nata l’idea di una mostra sul tema». Con una scelta precisa, annota il direttore scientifico di Isec: quella di non realizzare «una mostra che tenda a puntare il dito contro qualcuno, ma che abbia invece l’obiettivo di vedere come il problema della sicurezza sul lavoro è stato comunicato nel corso del Novecento».

Diritto alla salute

E come è stato fatto? «Inizialmente – osserva Bigatti – con una dinamica dall’alto verso il basso, ovvero dalla direzione dell’impresa agli operai. Con l’avvento delle grandi lotte operaie degli anni ’60 e’70, si vede però non solo come il diritto alla salute diventi una parola d’ordine rivendicata, ma si rivendica anche il fatto che non sono i medici di fabbrica a doversene occupare, ma innanzitutto chi lavora collegato con dei medici esterni, i nuovi medici del lavoro. Questo cambia completamente l’approccio al tema, anche dal punto di vista comunicativo».

Cartelloni e manuali

Esemplari in questo senso i cartelloni realizzati da Eugenio Carmi per gli stabilimenti siderurgici «Italsider»: tramite colori, segni astratti e richiami agli occhi, alla testa e alle mani, ottiene uno stile particolarmente efficace. Questo viaggio nella storia della sicurezza sul lavoro si traduce visivamente in immagini, documenti d’archivio, fotografie originali, riproduzioni di manuali di antinfortunistica, cartelli e riviste sindacali e molto altro ancora. L’allestimento è realizzato da Paola Fortuna dello studio «+Fortuna» di Trieste. In Fondazione Dalmine la mostra si arricchisce di una sezione aggiuntiva che indaga la memoria della sicurezza sul lavoro nel territorio bergamasco attraverso documenti della commissione sicurezza, fotografie, vignette, manifesti e materiale degli archivi di TenarisDalmine, Cotonificio Crespi, Fondazione Legler, Same (Sdf), Studio Archivio Gianfranco Frattini, Biblioteca di Vittorio – Cgil Bergamo, Inail sezione territoriale di Bergamo. Il tutto in un percorso che parte dal grande atrio della Fondazione, prosegue nella sala espositiva, passa per la sala immersiva, per poi scendere in archivio. «Abbiamo cercato di mettere in continuità tra di loro le sezioni – dice Silvia Giugno, responsabile dell’archivio di Fondazione Dalmine –, con grande attenzione anche all’archivio, che rappresenta una lente di ingrandimento che ci porta a guardare più concretamente, anche attraverso le fonti originali esposte, il problema».

«Una sfida e un impegno quotidiano»

Proprio da qui, provengono documenti interessanti: «Abbiamo recuperato un nucleo di bozzetti utilizzati in chiave grafica, disegnati tra anni ‘50 e ‘60 da Mario Bonomi, che fanno parte di una delle prime grandi campagne sulla sicurezza sul lavoro fatte dall’azienda. E poi c’è tutto il carteggio della Commissione sulla sicurezza sul lavoro». «In Tenaris, a Dalmine e ovunque nel mondo, affrontiamo quotidianamente la sicurezza attraverso attività, investimenti, ingegneria, formazione, comunicazione – afferma Michele Della Briotta, ad di Tenaris Dalmine e vice presidente di Fondazione Dalmine –. È una sfida e un impegno quotidiano, il valore prioritario della cultura industriale che ci guida. Crediamo che l’obiettivo della sicurezza si possa perseguire solo sfruttando tutte le leve e le modalità a nostra disposizione, inclusa anche quella culturale. In questo ambito si inquadra quindi la scelta di dedicare alla sicurezza la mostra che è in fase di avvio in Fondazione».

Giornata del Made in Italy

L’esposizione rientra nell’ambito delle iniziative per la Giornata Nazionale del Made in Italy promossa dal ministero delle Imprese e del Made in Italy: per tutto aprile, 45 tra aziende e fondazioni apriranno le porte dei propri impianti produttivi e dei musei e archivi d’impresa per raccontare il Made in Italy del futuro, partendo dalla propria storia. In Bergamasca aderiscono anche il museo Same e gli Archivi Storici Sdf di Treviglio: domenica 27 aprile saranno illustrate delle innovazioni nel settore della meccanizzazione agricola, con particolare attenzione alla sostenibilità e all’efficienza.

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