S era ancora di freddo. Marzo in Langa è così: calde le ore centrali del giorno, che la tentazione è quella di uscire con indosso soltanto un maglione neanche troppo pesante, a camminare in cresta alle colline, ma aria pungente nei mattini e dopo il tramonto. Nella vecchia casa, il professor Caudano vorrebbe risparmiare almeno un poco sul riscaldamento, si copre in qualche modo, avvolto in un vecchio plaid, tanto nessuno lo vede, e legge della sconfitta interna del Bruges in Champions League (tante occasioni sbagliate, contro l’Aston Villa, un autorete beffarda e un rigore regalato, per un 1-3 bugiardo maturato nel finale). Coltiva rimpianti, il buon Elvio: che sfida sarebbe stata con un altro nome nobile europeo, la squadra di Birmingham dalla maglia bordeaux e celeste… Poi, pensa a come la sua Atalanta sia stanca e proceda a strappi, alla maniera di certi motori in difficoltà: cinque reti a Verona o a Empoli, e poi gli ingolfamenti interni con Torino, Cagliari e Venezia… Già, il Venezia. Un pensiero molesto gli ronza in testa. Che già un’altra volta, e forse anche più amaramente, proprio la visita dei lagunari abbia spento sogni e ambizioni sotto le mura… venete. Come se gli antichi padroni ogni tanto tornassero a ribadire un’odiosa supremazia, per lo meno capace di dettare legge sul più bello, e di deludere Bergamo nelle sue più audaci aspettative. La memoria del professore vacilla, indaga, si mette alla prova, finché trova il libro giusto, in uno scaffaletto riservato alle storie di sport, e, con il suo tipico gusto per le vicende ferite, eccolo affondare nel campionato 1938/39.