L’Atalanta di Firenze ha smarrito il suo gioco d’attacco. I dati spiegati, e cosa fare per tornare efficaci

scheda. L’approfondimento di Gianluca Besana

Lettura 4 min.

L a sconfitta di Firenze apre un nuovo capitolo nella stagione dell’Atalanta. Dopo aver mancato la qualificazione agli ottavi di Champions League, alla semifinale di Coppa Italia, ed aver puntato allo scudetto, i nerazzurri si ritrovano ora a dover difendere la terza posizione in classifica da un nutrito gruppo di squadre, capeggiato dal Bologna targato Italiano, che è staccato di soli due punti dai nerazzurri. Nella stagione degli “obiettivi mobili”, la difesa del terzo posto in classifica, o quantomeno di una posizione che garantisca la qualificazione alla prossima Champions League, è diventato l’obbiettivo - seppur prestigiosissimo - minimo di stagione. Dalla gara giocata al Franchi la squadra di Gasperini ha tratto solo segnali negativi. I nerazzurri sono tornati ad essere apatici ed involuti, privi di ritmo e di velocità nella loro fase di possesso. Nella fase senza palla solo in rare occasioni sono riusciti a mettere in difficoltà la squadra di Palladino, e mai lo hanno fatto quando sarebbe servito di più, ovvero negli ultimi 35 minuti di gara. Per stessa ammissione del tecnico di Grugliasco, l’Atalanta è parsa priva del necessario dinamismo e della giusta velocità per mettere alle corde un avversaria che, a dire il vero, non è sembrata poi così irresistibile.

Ad un primo tempo equilibrato e privo di spunti, (ma condizionato dall’errore di Hien nei minuti finali), è seguito un secondo tempo dove l’Atalanta ha sbagliato davvero tanto, sia nella conduzione del gioco - diverso gli errori tecnici -,sia nella strategia di gara, e anche per quel che riguarda la gestione dei cambi, che hanno pesantemente condizionato la possibile reazione dei nerazzurri.