D a subito, il ristorante impediva quasi di intendersi. Il cibo, va detto, non era gran che. Qualche portata sì, qualche altra no. E poi la musica, non di buona qualità e invadente. Il professor Caudano ci ripensa e non sa perdonarsi di aver accettato l’invito di Claudio e degli altri avventori del bar, per Capodanno. Le solite argomentazioni e la meta poco attraente: che cosa fai a casa solo, ma che tristezza, si sta tutti insieme e si attende l’anno nuovo, il prezzo è ovviamente superiore a quello di una cena normale ma è pur sempre San Silvestro, non vorrai fare l’eremita proprio il 31 dicembre… Era incerto. Sospettava che si sarebbe trovato in una situazione non sua. Lo sapeva, anzi. Chissà come e perché, si è invece illuso che le cose potessero andar bene. E alla fine ha ceduto. È la sera del 2 e osa trarre un bilancio: “Mai più”, brontola fra sé. Intanto, il teleschermo propone le formazioni della semifinale contro l’Inter, ed Elvio non può non notare le vistose assenze con cui Gasperini ha deciso di trapuntare la sua squadra. Niente principe belga, niente eroe di Dublino, niente sua signoria del centrocampo, Ederson. Evidenti influenze liguri adornavano il menù con prevalenza di pesce. Gli aggettivi “marinato” e “gratinato” diffusi sugli antipasti, i paccheri con i frutti di mare, il risotto vongole e crema di zucca, mal cotto. A suonare erano in due, imbracciavano chitarre ma utilizzavano anche la tecnologia, delle basi. Esito artificioso, un po’ tutto uguale. Gli evergreen italiani della finta allegria: “Azzurro” (“«ma il treno dei desideri, dei miei pensieri, all’incontrario va» è un verso geniale, ma è il manifesto della tristezza del nostro vivere fra ciò che dobbiamo e ciò che in realtà vorremmo”, ha pensato il professore mentre una maestra di Cuneo lo cantava a squarciagola di fronte a lui), “La canzone del sole”, “Piazza grande”…