L’assenteismo è in calo, ma aumentano i permessi

LAVORO. Dopo fatturato, produttività e redditività, uno dei parametri di cui le aziende tengono conto per corrispondere il premio di risultato ai propri dipendenti è la riduzione dell’assenteismo, soprattutto nell’industria.

Ma Bergamo come è messa in termini di assenze dal lavoro? È un altro degli aspetti che indaga il report di Confindustria Bergamo e Confindustria Lombardia «I numeri per le risorse umane», presentato lunedì al Kilometro Rosso.

La premessa è che, l’anno scorso, nella nostra provincia, le ore effettivamente lavorate nelle aziende sono state 1.586 per addetto, cifra ricavata da una media tra le 1.526 ore annue degli operai, le 1.654 degli impiegati e le 1.682 dei quadri. Vero è che - almeno in via teorica - in un anno le ore di lavoro sarebbero 2.080 (moltiplicando l’orario settimanale di 40 ore per 52 settimane), ma tra ferie, giorni festivi ed eventuale ricorso alla cassa integrazione, il dato si assottiglia. In testa per numero di ore di assenza si collocano i servizi rispetto all’industria e le «piccole» rispetto alle grandi realtà. E mediamente, nel 2023, ogni dipendente bergamasco si è assentato per un totale di 112 ore, 15 in meno delle 127 conteggiate nel 2022. Il tasso di assenza si è attestato al 6,8% (in linea con quello regionale), in calo rispetto al 7,5% del 2022. Il motivo è riconducibile alla progressiva riduzione delle ore per malattia non professionale dopo il boom del Covid.

L’anno scorso, nella nostra provincia, le ore effettivamente lavorate nelle aziende sono state 1.586 per addetto, cifra ricavata da una media tra le 1.526 ore annue degli operai, le 1.654 degli impiegati e le 1.682 dei quadri

Non si sciopera più

Che comunque, come causale di assenza, si conferma al primo posto con 62 ore (ammontavano a 81,5 nel 2022), seguita da congedi retribuiti (parentali e matrimoniali), permessi legge 104 (causale introdotta nel report su sollecitazione delle aziende) e altri permessi retribuiti, come quelli sindacali o per visite mediche. L’assenza dovuta allo sciopero si riduce ulteriormente, passando da 2,1 a 1,9 ore.

Tra uomini e donne non ci sono grandi differenze numeriche, mentre, in quanto a settori, si registrano più assenze nei servizi, a seguire gomma-plastica, tessile-abbigliamento, metalmeccanico, alimentare, terziario e chimico-farmaceutico. Concentrando l’attenzione sulla qualifica, si va da tassi di assenza del 2,2% per i quadri, al 4,8% degli impiegati, fino all’8,7% registrato tra gli operai.

Lavoro straordinario

C’è poi l’altra faccia della medaglia, ovvero quella che riguarda il lavoro straordinario, maggiormente diffuso nelle aziende industriali. Nel 2023 l’89% delle imprese della nostra provincia ha fatto ricorso al lavoro straordinario, una percentuale superiore a quella rilevata nel 2022 (82%) e anche alla media regionale (84%).

Cassa integrazione

Di contro, riguardo alle ore di cassa integrazione, va detto che per quanto la richiesta sia importante, l’effettivo utilizzo risulta molto più contenuto (e verrebbe da chiedersi perché le aziende eccedano nella domanda). L’anno scorso ha fatto ricorso alla cassa integrazione il 24% delle imprese orobiche, contro il 19,4% delle lombarde. La percentuale è in crescita di circa 8 punti rispetto al 2022. Ma il «tiraggio» non raggiunge il 20% mensile e si traduce in un ricorso medio di un giorno a settimana, di norma il venerdì.

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