Lascia il posto dal commercialista, nelle farm di Perth a coltivare le carote

LA STORIA. A 24 anni addio all’impiego in studio per Martina Benzoni. Tanta voglia di conoscere il mondo ma Clusone è casa. «Guido il trattore e raccolgo erbacce: esperienza unica».

La laurea in Economia aziendale all’Università di Bergamo, il lavoro in uno studio commercialista, tra conti e numeri, e l’idea di partire per mettersi alla prova. A marzo 2023 Martina Benzoni, 24enne di Clusone, è partita alla volta dell’Australia insieme al fidanzato Davide.

«Ho frequentato il liceo linguistico “Cesare Battisti” di Lovere – racconta la giovane –, e dopo aver conseguito il diploma mi sono iscritta a Economia aziendale all’Università di Bergamo. Durante il secondo anno di studi ho deciso di candidarmi per il programma Erasmus, sono stata selezionata e ho trascorso un semestre all’Università di Gran Canaria. Una volta rientrata, nel 2022, dopo essermi laureata, ero molto indecisa su cosa fare in quanto mi ha sempre incuriosito provare a vivere in un’altra città. Volevo fare nuove esperienze e mettermi nuovamente in gioco dopo l’esperienza dell’Erasmus, ma eravamo ancora in piena pandemia così ho accantonato il pensiero di partire. Ho deciso di cercare un impiego, e per un anno ho lavorato in uno studio commercialista ma ho capito che non era la mia strada, almeno per il momento».

Lo studio di commercialisti

«Terminata la pandemia e tutte le relative restrizioni, insieme al mio fidanzato Davide ho iniziato a informarmi per iniziare un percorso di vita in un’altra nazione – ricorda Martina Benzoni –. Questo non perché non mi piacesse l’Italia, anzi, credo sia il paese più bello del mondo, ma semplicemente al momento volevo fare un’esperienza lontano da casa, con l’obiettivo di crescere, mettermi alla prova, interfacciarmi con una nuova cultura e imparare bene una lingua diversa».

In viaggio con il fidanzato

La scelta è ricaduta sull’Australia. «Tramite Internet e grazie ai consigli di alcuni amici che vivono lì – prosegue – abbiamo iniziato a raccogliere informazioni sull’Australia e dopo varie ricerche abbiamo capito che era quello che stavamo cercando. Ciò che volevamo era un paese dove si potesse vivere bene, sia economicamente sia a livello di clima, che fosse per la maggior parte dei mesi caldo e soleggiato. Per questo abbiamo optato per Perth che è, infatti, la città più soleggiata d’Australia. Il 27 marzo del 2023 siamo quindi partiti, non sapendo bene a cosa saremmo andati incontro ma avendo la consapevolezza di avere una casa e le nostre famiglie che ci avrebbe accolti sempre, a braccia aperte, in qualsiasi momento e indipendentemente da come sarebbe andata».

Nelle farm in Australia

«Sono partita senza troppe aspettative – ricorda – ma appena arrivata ho capito subito che era quello che stavo cercando in quel momento. Sono qui da diversi mesi ora e sono in possesso del Working Holiday Visa, un visto che ti permette di lavorare e viaggiare per un anno. Subito ho lavorato in una farm di carote: abbiamo intrapreso questa decisione perché per rinnovare il secondo anno di Working Holiday Visa in Australia si è obbligati a lavorare per tre mesi in una farm e volevamo toglierci subito il pensiero. Inoltre era inverno e, informandoci, abbiamo capito fosse il periodo migliore per lavorare nei campi. Siamo poi rimasti per altri due mesi, con l’intento di guadagnare soldi per viaggiare: successivamente infatti siamo stati a Bali e abbiamo fatto un viaggio di tre settimane, da Perth sino alla città di Broome (oltre duemila chilometri a nord da Perth)».

«Lavorare in farm è un’esperienza diversa dall’ordinario – racconta Martina –: mi sono ritrovata a guidare trattori, camion e raccogliere erbacce. Ora sono alla ricerca di un nuovo posto di lavoro che magari possa avvicinarsi di più a ciò per cui ho studiato e nel frattempo sono cameriera e barista all’interno di una palestra».

Carne e «vegemite»

Una realtà certamente diversa da Clusone e dall’Italia. «L’Australia è differente dal contesto al quale ero abituata – sottolinea la “baradella” –: qui ci si alza molto presto per andare a lavorare, alle 4-5 di mattina circa, si cena alle 18 e attorno alle 20 si va a letto. I locali notturni chiudono presto, verso mezzanotte anche durante il fine settimana. Scontato dire il cibo: nonostante in quasi tutti i supermercati ci sia cibo italiano è quasi impossibile trovare la stessa qualità dell’Italia e i prezzi non sono proprio convenienti. È difficile parlare di piatti tipici australiani perché non hanno una vera e propria cultura culinaria: la pietanza che si mangia maggiormente qui è la carne, prevalentemente cucinata alla griglia. Anche la “vegemite” non può mancare sulle tavole degli australiani, ossia una crema che usano a colazione con il pane, spalmandola sopra, e che personalmente non apprezzo molto».

I compensi più alti

«Amo molto i paesaggi e i tramonti che questo posto regala, il fatto di abitare a soli venti minuti dal mare e poterci andare appena finisco il lavoro. Trascorro gran parte del tempo libero proprio al mare, oppure incontrando amici che ho conosciuto qui. Gli stipendi sono parecchio diversi: qui la paga minima è di circa trenta dollari australiani l’ora. Abbiamo “camperizzato” la nostra auto, e nei fine settimana partiamo spesso per poter scoprire posti nuovi. Siamo spesso a contatto con persone provenienti da ogni parte del mondo, ragazzi che come noi sono partiti e hanno voglia di scoprire le diverse sfaccettature che questa terra ha da offrire. C’è anche il rovescio della medaglia ovviamente. È infatti più difficile coltivare amicizie solide, in quanto tantissime delle persone che si incontrano, dopo poco si spostano per andare da un’altra parte dell’Australia e iniziare un nuovo percorso».

Bergamo resta «casa»

Ad ogni modo, casa resta sempre casa. «Dell’Italia sento la malinconia del cibo, la mia famiglia e gli amici. Mi manca la calorosità delle persone, la maggior parte degli australiani che ho incontrato sono piuttosto diffidenti e con una mentalità abbastanza “chiusa”. La cosa che mi pesa di più è indubbiamente la distanza dalla mia famiglia a cui sono molto legata ma nonostante le ore di differenza riusciamo comunque a sentirci tutti i giorni e in più ho la certezza di poter contare su di loro in qualsiasi momento. Penso spesso a tornare in Italia, ci sono stata alcune settimane per salutare la mia famiglia e i miei amici, e credo di tornarci anche l’estate prossima per due mesi. Non so ancora se farò rientro stabilmente un giorno oppure se vivrò altrove. Una cosa sicura è che l’Italia per me è casa».

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