La vedretta di Trobio, sorpresa gelata: fu dichiarata estinta, invece resiste

VALBONDIONE. Da decenni è considerata l’ultima riserva di ghiaccio perenne sulle Orobie Bergamasche. Nel 2023 era ampia solo pochi metri quadrati, ora l’inversione: significativi accumuli.

Con il calo delle temperature in quota è ormai tempo di bilanci per comprendere quali eventuali residui di neve siano ancora presenti sulle nostre montagne dopo la stagione estiva. Sorvegliata principale, come sempre, è la vedretta del Trobio a Valbondione, ormai da decenni considerata l’ultima riserva di ghiaccio perenne presente sul versante bergamasco delle Orobie.

Le buone nevicate dello scorso inverno e il caldo estivo, arrivato con tempistiche diverse rispetto ai due anni precedenti, lasciavano sperare in un’inversione di tendenza. Speranza che non pareva lasciare dubbi, almeno fino a luglio inoltrato, osservando i significativi accumuli ancora visibili nell’anfiteatro naturale formato dai pizzi Recastello, Tre Confini, Gleno e Trobio; poi, però, il persistere di correnti calde di provenienza africana (situazione che ha «spinto» lo zero termico per diverse settimane a quote superiori ai 4000 metri) ne ha provocato un notevolmente ridimensionamento.

Malgrado questo, grazie al semplice confronto fotografico con lo scorso anno, è possibile apprezzare come la superficie attuale risulti decisamente più estesa rispetto ai pochi metri quadrati ancora presenti dodici mesi fa; quel quantitativo insignificante era tuttavia ancora in fase di scioglimento per le elevate temperature che persistevano anche in quota, tant’è che il Servizio Glaciologico Lombardo indicò successivamente la vedretta come estinta.

L’anno anomalo del 2014

La situazione attuale è quindi da considerarsi positiva, in controtendenza rispetto a quanto visto negli ultimi venticinque anni (un incremento significativo si ebbe solo nel rilievo del 2014, grazie al buon quantitativo di neve accumulato durante l’inverno precedente e le avverse condizioni meteo primaverili ed estive di dieci anni fa).

Analizzando la situazione su una scala temporale più ampia si comprende come i dati storici, estrapolati dalle analisi effettuate dai glaciologi, certifichino che all’inizio del 1900 il fronte glaciale si trovava centinaia di metri più a valle (a circa 2330 metri di quota rispetto agli attuali 2500)

La storia evolutiva di questo ghiacciaio ha sempre affascinato numerosi studiosi, anche stranieri, se si considera che la prima carta topografica che fornì informazioni ritenute attendibili sul suo stato di conservazione fu quella redatta nel 1833 dallo Stato Maggiore Austriaco. Nel 1942 Nangeroni ne documentò invece l’avvenuta separazione in due vedrette (Trobio occidentale e orientale), che trent’anni dopo diventarono tre a causa dell’ulteriore frazionamento di quest’ultima.

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