La risurrezione speranza per tutti

I cristiani celebrano la Pasqua nel segno della speranza che scaturisce dalla Risurrezione di Cristo, vittoria sul peccato e sulla morte. È la risurrezione del Crocifisso, è la risurrezione grazie al Crocifisso.

Alla retorica della speranza che la banalizza al punto di affidarla alla fortuna o alla fatalità, il cristianesimo oppone l’antiretorica della Pasqua, evento discreto che non cambia il mondo, ma lo salva.

La speranza pasquale è l’antidoto della retorica: il dispiegarsi della potenza feroce, la rappresentazione di una giustizia che giustifica l’ingiustizia più grande, l’incomprensione e l’abbandono degli amici, scardinano ogni speranza velleitaria o ingenua. La fatica di sperare, la rinuncia a sperare, la consegna alla rassegnazione, alla disperazione, al ripiegamento sul proprio interesse particolare, confermano questa resa. Eppure, «tutti sperano» scrive il Papa aprendo il Giubileo. Lo dice anche l’antico proverbio: «La speranza è l’ultima a morire».

Non possiamo lasciare soltanto all’istinto la propensione di ogni essere umano alla speranza, abbiamo bisogno di una speranza affidabile: da cristiani siamo chiamati a dar ragione della nostra speranza. E allora dichiariamo che la speranza del cristiano costa cara, cara come ogni conquista, cara come ogni valore, cara come ogni lotta. La speranza ha un prezzo, ma non si compera, si paga. Come non pensare a quanto sono costati lungo i millenni la libertà, la giustizia, la ricerca della verità, la difesa della dignità di ogni persona umana? Sono passati 80 anni dalla fine della guerra e dalla lotta di liberazione. La croce era pesante, ma la speranza era forte, univa, lottava. La pace, la giustizia, la libertà erano motivo di speranza, da conquistare con la fatica, il rigore, la lotta, la rettitudine, il sacrificio, la sofferenza, il dolore, la morte. Alcuni si sono disposti a pagare un prezzo per tutti: per amore si lottava, perché pace, giustizia e libertà fossero per tutti. Che ne abbiamo fatto di quella speranza? Siamo preoccupati di rimanere al passo del velocissimo progresso tecnologico. È in questo che riponiamo la nostra speranza? È questa la speranza che ci basta, che acquieta la nostra inquietudine, incertezza, paura? A quale futuro ci disponiamo?

Dobbiamo allora interrogarci sulla nostra disponibilità e capacità di affrontare sacrifici, di dividerli realmente tra tutti, di non farli pagare solo e soprattutto ai più deboli. Dobbiamo interrogarci sulla nostra solidarietà che non consiste solo nel corrispondere eroicamente all’emergenza, ma in un modo di concepire la vita e la convivenza umana. Dobbiamo interrogarci sull’impegno nella difesa dei diritti e sulla consapevolezza della necessità di assumere i doveri che ci competono.

Nella speranza pasquale, la morte è il prezzo della vita. La speranza pasquale è per tutti: non per qualcuno, non per molti, ma per tutti. Addirittura per tutto: riguarda l’umanità intera, la storia e l’universo. Tutti siamo sotto il dominio del male, tutti siamo illuminati e rigenerati dalla Pasqua di Cristo. La conseguenza di questa convinzione è una ineludibile solidarietà. Non c’è speranza senza consapevolezza di un comune destino buono. La speranza pasquale orienta la vita al bene. Non è illusione, alibi, evasione. Non è risoluzione alla fatica di vivere. È vittoria sulla disperazione: la disperazione del nulla. La risurrezione del Crocifisso, proprio per la sua croce, diventa speranza di risurrezione per tutti.

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