La popolazione anziana cresce: nuove sfide per la Medicina

FORMAZIONE. L’ospedale «Bolognini» di Seriate promuove un corso per il personale e i medici di famiglia.

In Italia si stima che entro il 2045 la quota di ultrasessantacinquenni sarà vicina al 34% della popolazione totale. Il costante incremento della popolazione anziana porterà fisiologicamente ad un aumento della prevalenza delle malattie croniche e degli interventi di chirurgia maggiore.

Numerosi studi dimostrano che la collaborazione tra chirurghi, geriatri e anestesisti gioca un ruolo fondamentale nella gestione dei pazienti anziani e fragili. Al fine di favorire la comprensione del ruolo che ciascun professionista ricopre nella gestione integrata del paziente anziano e fragile, la Chirurgia generale dell’ospedale Bolognini di Seriate promuove un evento formativo sul tema rivolto al personale sanitario e ai medici di medicina generale il 28 settembre prossimo presso la Biblioteca Comunale di Seriate, dalle 9 alle 12.30. Le iscrizioni sono aperte fino al 26 settembre, previa registrazione: [email protected].

Il pensiero di avere un intervento chirurgico è sempre causa di incertezze e paure, soprattutto se si tratta di interventi a media e alta complessità e a subirlo sono pazienti anziani over 70 con comorbilità, definiti come «pazienti a rischio». In tali casi il pensiero di operarsi può essere preoccupante. Cosa fare dunque e soprattutto cosa aspettarsi?

Se è vero che una persona anziana ha un rischio maggiore di complicanze durante e dopo l’intervento chirurgico, ciò non significa che una persona dovrebbe aspettarsi il peggio durante o subito dopo l’intervento chirurgico solo perché è in età avanzata. L’invecchiamento della popolazione porta con sé nuove necessità in ambito medico: oggi, due interventi su cinque sono eseguiti su pazienti con più di 65 anni. Chirurghi, anestesisti, geriatri sono chiamati così a conoscere la specificità del corpo che invecchia e a gestirne la complessità.

I fattori di rischio e le risposte

«I pazienti anziani – spiega il dott. Antonio Piazzini Albini, direttore della struttura di Chirurgia generale dell’ospedale Bolognini di Seriate, – hanno specifici fattori di rischio e bisogni che i professionisti debbono imparare a conoscere. È necessario fornire adeguati strumenti perché ogni trattamento deve essere multidisciplinare ed è indispensabile il lavoro di équipe».

Particolarmente importante è la valutazione preoperatoria, dove sono molti gli aspetti di cui tener conto. In primis, l’invecchiamento fisiologico: «Le funzioni dell’organismo anziano risultano ridotte, così come lo è la capacità di adattamento allo stress, come quello rappresentato da un intervento chirurgico – spiega Il dott. Michele Marini, responsabile scientifico dell’evento –. Poi ci sono le malattie croniche e le multi patologie: il 30% degli over 65 ha almeno due o più malattie tra loro correlate, i cui effetti sull’organismo non solo si sommano ma interagiscono in modi diversi, portando a circoli viziosi che aumentano la vulnerabilità».

Le terapie

A ciò si aggiunge la polifarmacoterapia: spesso infatti manca una revisione completa di tutte le sostanze assunte dal paziente, che possono accumularsi e interagire fra loro. L’incremento dell’età media - sottolinea il dott. Marini - è un dato con cui ciascun medico si confronta quotidianamente, è una ulteriore sfida per il chirurgo che, oggi, ma ancor di più in futuro, dovrà confrontarsi con pazienti che richiedono interventi chirurgici urgenti o d’emergenza.

L’aspetto più importante su cui focalizzare l’attenzione è l’importanza della valutazione del paziente nel suo insieme «tenendo conto, non solo e non tanto dell’età, (sovente l’età anagrafica non corrisponde a quella biologica) ma, soprattutto, della sua fragilità, del quadro clinico e di tutta la sua storia clinica» spiega il dott. Piazzini Albani. Detto questo, è importante essere consapevoli dei potenziali problemi che ci si potrebbe trovare ad affrontare e di cosa potremmo fare per prevenire eventuali complicazioni in questa fascia di età.

Cosa fare dunque? Operarsi o meno? Ogni caso è a sé; evitare la chirurgia non è sempre un’idea buona o la scelta più saggia.

L’età è solo un aspetto della valutazione del rischio di un paziente per una procedura e non dovrebbe essere l’unico fattore a determinare se l’intervento possa essere eseguito o meno. Se l’età è importante, lo sono a pari merito altri fattori quali le condizioni generali di salute, il livello di funzionalità organica, la gravità delle malattie preesistenti e il tipo di procedura chirurgica proposta.

«Stessa qualità delle cure»

Conclude il dott. Marini: «Al pari del paziente giovane, anche il paziente anziano merita la stessa qualità delle cure; la scelta della terapia chirurgica non deve basarsi esclusivamente sull’età anagrafica specialmente se l’intervento chirurgico è una procedura salvavita. E quando parlo di salvavita mi riferisco ad un concetto più ampio, ovvero quello relativo anche alla qualità di vita. Obiettivo: far sì che il paziente arrivi all’intervento nelle condizioni ottimali, possa avere, nel post intervento, una mobilizzazione precoce, senza dimenticare l’importanza della collaborazione con il territorio e i medici di medicina generale e la massima attenzione anche alle dimissioni soprattutto nel caso di condizioni di particolari fragilità degli anziani soli attivando precocemente gli attori del sociale per dimissioni protette».

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