«La furia del nubifragio mi ha portato via oltre 30 anni di lavoro»

I DANNI ALLE IMPRESE. Bergamo, la testimonianza di un artigiano di via Baioni: «Non ho più la forza per proseguire». A sei giorni dal disastro tante attività sono ancora chiuse.

«Non penso che avrò più la forza economica per ripartire. La tempesta mi ha portato via 35 anni di lavoro». Davanti alla porta che dà sul retro della sua bottega, in via Baioni, Andrea Braghin ha appoggiato un sacco di sabbia. Servirebbe a poco, ormai, se un altro acquazzone dovesse di nuovo abbattersi sulla zona: il nubifragio di lunedì notte ha scaricato nel suo locale un metro e venti centimetri di acqua, che hanno messo fuori uso apparecchiature, componenti, transistor, fusibili e tutto ciò che si trovava all’interno.

Fino a una settimana fa nel suo negozio «Joe - L’autoradio» Andrea Braghin riparava elettrodomestici e apparecchi elettronici a clienti che arrivavano anche da fuori provincia. La sua era una delle ultime botteghe artigiane nelle quali si poteva essere certi di trovare pezzi di ricambio ormai da tempo fuori commercio, frutto di una raccolta quasi da collezionista. «Acqua e fango mi hanno letteralmente azzerato il magazzino – dice –. È impensabile riuscire a recuperare oggi quel materiale». Sulla richiesta di risarcimento inviata al Comune, Andrea Braghin ha segnalato danni per 120mila euro, «e speriamo che l’assicurazione ripaghi almeno gli oggetti dei clienti che avevo qui da riparare e che sono andati distrutti», prosegue.

I commercianti stanno lavorando per riaprire le loro attività, ma a fare paura adesso è la mancanza di protezione dovuta all’abbattimento del muro di contenimento all’altezza di via Baioni, che è stato «sostituito» da paratie gonfiabili

Di fronte, alla pasticceria «Privo» si lavora per riaprire l’attività: «Speriamo tra un paio di settimane», dice il titolare Andrea Capelli. Mentre ci parla, gli spurghi sono ancora all’opera per liberare le cantine dal fango: in via Baioni come in via del Guerino e in via Tremana, in tanti escono dai cortili con secchi di fango, mobili marci e rifiuti di ogni genere. Passata l’emergenza, per un ritorno alla normalità ci vorrà ancora del tempo, soprattutto per le attività commerciali. Sono 159 quelle che hanno subito danni e che hanno presentato una richiesta di risarcimento. Molte hanno riaperto i battenti nei giorni scorsi, altre sono ancora ferme, come la pasticceria di via Baioni: «Abbiamo quantificato circa 20mila euro di danni – dice Capelli –. Mobili, derrate alimentari, due frigoriferi e due freezer sono andati distrutti».

E poi ci sono le spese per riallestire il locale: «Aspettiamo il fabbro, l’imbianchino, l’idraulico e l’impresa di pulizie – prosegue il titolare di Privo –, augurandoci che non ci siano defezioni». Venerdì sera, dall’altra parte della strada, la pizzeria «Amalfitana» di Vincenzo Di Palma e Filomena Staiano è tornata ad accogliere i suoi clienti. Un’apertura a metà, ma pur sempre un nuovo inizio: «Mancano ancora dei “pezzi” – dicono –, ma proviamo ad andare avanti». La titolare ci porta nel giardino della casa accanto al suo stabile, che affaccia sul Morla per mostrarci il muro di contenimento crollato sotto la pressione dell’acqua: «Si è sgretolato come una costruzione di Lego», racconta Filomena mostrandoci le paratoie gonfiabili sistemate dalla Protezione civile all’indomani del disastro. «Ma se succede ancora – aggiunge –, queste servirebbero a poco».

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Accanto alla sua pizzeria, il figlio Francesco ha aperto da qualche tempo un piccolo negozio dove coltiva una specie in via d’estinzione di coralli che poi vende a privati in giro per l’Europa. «Non abbiamo ancora finito di sistemare – dice –. Ogni giorno c’è un problema e, come vedete, c’è ancora tanta acqua per terra. Ho subito danni per 15-20mila euro solo in attrezzature, senza contare il materiale “vivo” che è andato perduto e gli ordini ai quali dovrò rinunciare. Adesso però il problema è quel muro di contenimento che non c’è più».

La rabbia di commercianti e residenti che hanno subito danni per decine di migliaia di euro: «Quello che è successo a Longuelo anni fa avrebbe dovuto insegnarci qualcosa, e invece siamo ancora qui a contare i danni».

Da una settimana queste persone non hanno abbandonato le loro attività per un minuto: hanno voglia di ricominciare e dignità da vendere, ma c’è anche tanta rabbia nelle loro parole. «È stato senz’altro un evento eccezionale – ci dicono in tanti –, ma dietro al disastro ci sono anche anni di incuria e di poca manutenzione dei corsi d’acqua. Quello che è successo a Longuelo anni fa avrebbe dovuto insegnarci qualcosa, e invece siamo ancora qui a contare i danni».

Nella zona di via Tremana, un altro dei quartieri maggiormente colpiti dal nubifragio, quasi tutte le attività commerciali si sono salvate, grazie alla particolare conformazione morfologica del terreno, ma pagano lo stesso le conseguenze di un dramma che si è consumato a poche decine di metri di distanza nelle abitazioni private di via del Guerino, dove ancora sabato mattina si lavorava allo sgombero e alla pulizia di garage e cantine: «L’acqua è entrata anche nel mio locale, ma per fortuna non ha intaccato gli impianti elettrici – spiega Alberto Daminelli della vineria «Perbacco» di via Tremana –. Ancora pochi centimetri e avrei dovuto buttare via tutto. L’attività non si è mai fermata, ma in questi giorni abbiamo lavorato pochissimo. Siamo stati fortunati, ma in fondo anche noi paghiamo gli effetti di questa tempesta».

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