La cultura e gli spazi da riempire di futuro

BERGAMO. Nel precedente Pgt l’indicazione è sempre stata molto chiara e le decisioni delle ultime Amministrazioni comunali sono andate di conseguenza. Un pezzo alla volta quello che era stato indicato come Ambito strategico 1, il polo dell’arte, della cultura e del tempo libero, comincia a prendere una forma più che definita.

Dal restyling del Gewiss Stadium fino all’area delle ex caserme, dove troveranno spazio in buona parte attività legate all’Università. In mezzo il cantiere della nuova Gamec nell’ex palazzetto dello sport di via Pitentino che, come ovvio che sia, ha innestato una sorta di effetto-domino. Percorso che si è esteso fino a comprendere l’ex convento dei Celestini, tra lo stadio e Borgo Santa Caterina, destinato ad accogliere il Conservatorio, una delle due vocazioni del Politecnico delle Arti. L’altra è non meno prestigiosa, la storica Accademia di Belle Arti voluta dal conte Giacomo Carrara insieme alla Pinacoteca. Sullo sfondo un punto fermo: l’ex convento da solo non può fare fronte al numero degli iscritti di tutto il Politecnico, circa 800, con un tasso di crescita annuale decisamente importante.

Il futuro della Gamec

Non è un mistero, non lo è mai stato (e prova ne sono gli articoli apparsi su questa testata già due anni orsono) che l’ipotesi più gettonata per l’attuale Gamec, una volta completato il trasferimento nell’ex palazzetto, fosse quella di accogliere la scuola d’arte, decisamente sacrificata negli attuali (storici e quindi comunque da preservare a ogni costo) spazi. Ricordando anche un passaggio assolutamente non secondario: la Gamec sorge in quello che fu il monastero quattrocentesco delle Dimesse e Servite, trasformato su progetto di Vittorio Gregotti nella seconda metà degli anni ’80, grazie anche al decisivo contributo dell’allora Credito Bergamasco. Un legame storico (seppure gli assetti societari siano mutati) e non solo che potrebbe comunque avere ancora una sua rilevanza.

Storia e tradizioni

Altre soluzioni sembrano difficili da immaginare per le due anime del Politecnico delle Arti, sia perché in ballo c’è un finanziamento ministeriale di 9,5 milioni di euro per i Celestini che solo un pazzo potrebbe pensare di buttare via inseguendo ipotesi alternative abbastanza surreali, ma anche per mantenere una certa qual unitarietà di funzioni in un comparto che si sta avviando ad assumere una precisa identità, non solo formale.

E qui arriviamo al nocciolo del problema: fatti i contenitori, servono contenuti che li valorizzino adeguatamente. Il Politecnico delle Arti si muove nel solco di una tradizione avviata dal conte Carrara a fine Settecento e dalle «Lezioni caritatevoli di musica» di Johann Simon Mayr nei primi anni del secolo successivo e alle quali si è formato nientemeno che Gaetano Donizetti. Come dire che le radici sono forti, ma ora bisogna far crescere bene tutto l’insieme. Non è un mistero (anzi...) che gli ultimi mesi della Carrara siano stati particolarmente tribolati e che sul modello gestionale si sia scatenato un dibattito da un lato assolutamente interessante, dall’altro con toni spesso fuori luogo.

La sfida e le tante cose da fare

Analogamente non è mancato chi ha sollevato dubbi sulla futura sede della Gamec (i più in realtà hanno evidenziato l’assenza di un Palasport per molto, troppo, tempo, ed è innegabile al netto delle scadenze scandite dal Pnrr...), tutto legittimo in un contesto dove il confronto non può che arricchire. A patto che non sia determinato solo da posizioni personalistiche o, peggio ancora, dalla sicumera di avere sempre la soluzione giusta in tasca, forti di una superiorità culturale in molti casi solo presunta. La verità è che c’è molto da fare ed è proprio per questo che serve il contributo di tutti per riempire quegli spazi di un’idea di futuro, ma in un’ottica che sia davvero di collaborazione. La sfida è intrigante, dopo decenni di carte su carte in quella parte di Bergamo qualcosa si sta muovendo. Il come dipende davvero dalla buona volontà di ognuno.

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