La crisi della Borsa, da conoscere gli effetti concreti

MONDO. È finita una settimana di altalena per le Borse mondiali e quella iniziata lunedì 12 agosto si è aperta con qualche timore.

Ma perché questa informazione dovrebbe riguardare il lettore comune, il pensionato che ha investito la liquidazione in Btp e obbligazioni o addirittura il padre di famiglia che sta pagando il mutuo della casa e non ha alcun investimento? Perché la Borsa non è qualcosa di artificiale, di siderale come molti pensano, e non è nemmeno una sorta di casinò dove si affrontano gli speculatori per scannarsi fra loro. E neppure è il luogo dove una schiera di squali attira i piccoli risparmiatori per depredarli dei loro averi. Intendiamoci: squali e speculatori esistono davvero, ma questa è la patologia, non la fisiologia. La Borsa, parliamo del comparto azionario, è un mercato essenziale per lo sviluppo e la crescita delle imprese in un contesto di libero mercato. La persona comune, che non ha investimenti diretti in Borsa, non può ignorarne gli andamenti per tre ragioni: sono anticipatori delle tendenze future dell’economia; hanno conseguenze sull’economia reale; indirizzano le scelte di politica economica e monetaria.

Vediamoli uno per uno. Gli operatori finanziari, sia quelli professionali che i piccoli risparmiatori, agiscono sulla base di aspettative e per questo il mercato azionario è visto anche come il barometro dell’economia. Quando le previsioni sono buone i prezzi vanno al rialzo, quando si intravvedono difficoltà i valori scendono, talvolta rapidamente. Sia chiaro, non si tratta di indicatori precisi e affidabili al 100%: la finanza si avvale di moltissimi dati quantitativi e di algoritmi sofisticati, ma questo non ne fa una scienza esatta. L’economia rimane una scienza sociale, che si occupa del comportamenti degli agenti economici: persone, imprese e governi. Dunque la matematica è al servizio dello studio di fenomeni appunto sociali. Ecco perché devo preoccuparmi se la borsa cade: perché preannuncia problemi economici all’orizzonte.

Secondo punto: l’aumento o la diminuzione del valore delle azioni, nel loro complesso o per una singola società, produce degli effetti concreti. Anche se non c’è un deflusso di denaro pari alla perdita di valore della capitalizzazione, gli operatori adeguano i loro comportamenti a questa variazione. Le società posso decidere di rinunciare a un certo investimento o di rinviarlo; i risparmiatori che si sentono impoveriti riducono le loro spese, magari quelle voluttuarie, per quello che in economia si chiama «effetto ricchezza»; un governo potrebbe non procedere alla privatizzazione di una società perché non la reputa conveniente e sostituire quelle entrate con maggiori imposte. Ho fatto gli esempi relativi al ribasso perché questo è lo scenario attuale, ma è evidente che lo stesso meccanismo funziona anche al contrario.

Infine, proprio perché le oscillazioni di Borsa generano anche effetti concreti, i governi potrebbero adottare provvedimenti di politica economica in seguito a questi avvenimenti. Per esempio, se il calo di Borsa preannuncia una recessione, studieranno interventi di sostegno alla crescita; le autorità monetarie, di fronte a una crisi di Borsa, valuteranno con più attenzione l’ipotesi di abbassare i tassi di interesse, come infatti oggi molti chiedono alla Fed, la banca centrale americana. E, di nuovo, può accadere viceversa e causare, attraverso un rialzo dei tassi, un aumento anche delle rate dei mutui.

Già lo sapevamo: l’economia, che è solo uno dei profili con cui guardiamo alla società, è un insieme estremamente intricato di eventi e di relazioni, nessuno dei quali può essere ignorato. Ecco perché tutti devono informarsi anche sulle crisi della Borsa: non dico preoccuparsene, ma almeno occuparsene.

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