Influenza, 19mila casi nell’ultima settimana nella Bergamasca

IL PUNTO. Sono giorni di superlavoro per medici di base e Pronto soccorso degli ospedali. «Un carico così non si vedeva da diversi anni, come numerosità siamo sicuramente al massimo degli ultimi dieci anni, soprattutto nelle ultime due settimane».

Parlano i numeri: il bollettino della sorveglianza epidemiologica riferito al periodo 25-31 dicembre, indica in Lombardia un’incidenza di 17,09 casi ogni mille assistiti, con una stima di quasi 19mila casi nell’ultima settimana in Bergamasca. In tutto dicembre fanno 76mila persone colpite dall’influenza e da patologie simili, con una coda persistente anche in questo incipit di gennaio: «Sono giorni veramente intensissimi – sottolinea Ivan Carrara, medico di base a Sotto il Monte e segretario provinciale del sindacato Fimmg, nonché medico-sentinella della sorveglianza epidemiologica regionale –. Un carico così non si vedeva da diversi anni, come numerosità siamo sicuramente al massimo degli ultimi dieci anni, soprattutto nelle ultime due settimane. Il picco è stato precoce, i sintomi anche importanti: febbre talvolta molto alta, che perdura per diversi giorni, e una grossa stanchezza che si trascina fino a dieci giorni. Il carico è enorme. Per fortuna gli anziani sono tendenzialmente vaccinati, vediamo invece un numero maggiore di pazienti nella fascia dei giovani e degli adulti».

Superlavoro in Pronto soccorso

Se la medicina di base – già fiaccata da carenze d’organico e con numeri elevati di assistiti – va in sofferenza, ne consegue un travaso sui pronto soccorso. Gli ospedali continuano a vivere giorni di grande lavoro, solo parzialmente mitigati rispetto al picco segnalato a ridosso di Santo Stefano e ancora con numeri superiori a un anno fa. Un report condiviso tra gli ospedali bergamaschi, aggiornato al 4 gennaio, segnala che «in quest’ultimo mese la quantità percentuale media di accessi con codice bianco/verde supera l’80%. Ciò impone serie riflessioni di sistema sull’appropriatezza di questi accessi al pronto soccorso». In questi giorni i pronto soccorso bergamaschi operano a una media vicina ai 1.100 accessi quotidiani (per tutte le casistiche, non solo i virus respiratori): il 26 dicembre si erano superati i 1.300 ingressi, e dopo una prima discesa s’è osservato un rimbalzo – attorno ai 1.150 accessi – il 2 gennaio.

«Papa Giovanni» sotto pressione

La struttura principale rimane il «Papa Giovanni». «Siamo sempre sotto pressione – osserva Roberto Cosentini, direttore del Centro Eas-Emergenza di alta specializzazione dell’ospedale cittadino –. Rispetto alla media continuiamo a vedere più ricoveri e più accessi, in gran parte per infezioni delle vie respiratorie, sia virali sia Covid. Il Covid è anzi in discesa, quello che ci mette in scacco sono gli altri virus, soprattutto l’influenza». Al pronto soccorso del «Papa Giovanni» il ritmo attuale è «attorno ai 280 pazienti al giorno, contro i 265 di media durante l’anno, ma siamo arrivati a picchi di 370 accessi durante queste festività, cioè con un incremento ben superiore al 30% – ricorda Cosentini –. Ci auguriamo una discesa nei prossimi giorni, ma è difficile fare previsioni». Lo stress sugli ospedali ha portato la Regione, già da fine dicembre, a indicare una riduzione degli interventi chirurgici programmati non urgenti, così da liberare posti letto per dedicarli ai ricoveri per sindromi respiratorie.

I sintomi più diffusi

Sul profilo dei pazienti in ingresso, «la parte preponderante arriva con febbre e malessere generale – spiega Cosentini -, mentre una parte non trascurabile ha anche sintomi respiratori e polmoniti. Quest’anno l’influenza ha colpito in modo più duro le persone che hanno già un problema polmonare cronico, anche giovani con l’asma. Purtroppo l’adesione alla vaccinazione ha tassi veramente bassi, è un’arma che non si è riusciti a utilizzare». Al Pronto soccorso del «Papa Giovanni» lavorano 7 medici al mattino, 7 al pomeriggio e 4 la notte: «Abbiamo rinforzato la nostra presenza specie al mattino e al pomeriggio – conclude Cosentini -. Il sistema vive una pressione elevatissima, bisognerebbe ricorrere al pronto soccorso quando non c’è altra risorsa: non mi piace parlare di accessi inappropriati, ma è un dato di fatto che da tempo il pronto soccorso è ormai l’unica risorsa sanitaria disponibile h24».

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