Il tragico diario di Amelina, uccisa da un missile russo

LA RECENSIONE. Victoria Amelina è morta il primo luglio del 2023 a Kramators’k a causa di un missile dell’esercito russo, in piena campagna d’invasione dell’Ucraina. Amelina si trovava in un ristorante, era l’ora di pranzo e fu vittima dell’ennesima barbarie russa a cui si stava opponendo con i suoi scritti e i suoi reportage.

Scrittrice tra le migliori della nuova leva ucraina, nata nel 1986, era un’attivista dei diritti umani e già vincitrice del Joseph Conrad Literary Award nel 2021. Vittoria Amelina stava lavorando a un testo che voleva essere un diario di guerra, il suo racconto delle zone di guerra e del fronte, «Guardando le donne guardare la guerra» (Guanda) arriva ora nelle librerie italiane nella bella traduzione di Yaryna Grusha e arricchita dalla prefazione di Margaret Atwood.

Il libro è la testimonianza di una tragedia tuttora in corso, un’invasione feroce che ancora non riesce a trovare una risoluzione nemmeno nel campo Occidentale, ma è anche la testimonianza preziosa di una grande scrittrice che si ispirò alla grande reporter Martha Gellhorn e visse pienamente la propria vita, rifiutando ogni forma di fuga e di isolamento. Amelina scelse di restare in Ucraina e scelse in qualche modo di dare voce a un popolo invaso e in lotta. Adattò la propria scrittura e le proprie ambizioni a un’emergenza che coinvolgeva il suo Paese.

Il libro è la testimonianza di una tragedia tuttora in corso, un’invasione feroce che ancora non riesce a trovare una risoluzione nemmeno nel campo Occidentale, ma è anche la testimonianza preziosa di una grande scrittrice che si ispirò alla grande reporter Martha Gellhorn e visse pienamente la propria vita, rifiutando ogni forma di fuga e di isolamento

Le sue pagine sono dense di un dolore e di uno sguardo capace di cogliere empaticamente la tragedia altrui facendosene carico. Il volume è costruito in quattro parti che puntellano il percorso dell’autrice: dalla necessità di compiere una scelta all’assunzione della consapevolezza di una guerra e di esserci totalmente dentro e poi come viverla e magari, quasi come una speranza, come uscirne. Nel mezzo il volume - per forza di cose frammentario non avendo Amelina potuto portarlo a termine - ci sono i nomi dei luoghi e delle donne incontrate, gli elenchi delle distruzioni e dei bisogni ora quanto mai urgenti. Di volta in volta «Guardando le donne guardare la guerra» diviene un diario sentimentale, ma anche un rapporto di viaggio così come un manuale pratico e operativo. In guerra esistono certamente dei ruoli, ma cambiano rapidamente a seconda degli scenari e bisogna farsi trovare sempre pronti. Victoria Amelina sembra scrivere da un lontano fronte di guerra dei primi del Novecento e invece scrive direttamente dal nuovo secolo e dal cuore dell’Europa, a poca distanza da un Occidente che ancora fatica a cogliere del tutto la tragedia e il rischio di un abisso mai così tremendamente vicino.

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