Cultura e Spettacoli / Bergamo Città
Venerdì 02 Agosto 2024
Il tempo scorre nel cuore della città, storie dal passato tra piazze e palazzi - Foto e video
CERCABERGAMO. Il dettaglio di questa settimana fa parte di un monumento che ha attraversato oltre tre secoli ed è arrivato fino ai giorni nostri, una storia in cui si incrociano tante storie. Ecco la soluzione del quiz e l’approfondimento su questo luogo della città.
Una storia, tante storie che affiorano dal passato. Nel cuore di Bergamo bassa, tra piazze, viali e palazzi, un’antica fontana ci racconta un pezzo importante del cammino della città, in un luogo che da sempre è spazio di aggregazione e commercio, e che all’inizio del Novecento cambiò radicalmente il suo aspetto.
Una fontana, tre secoli di storia
Il cavallo marino protagonista del quiz online di questa settimana appartiene alla Fontana della Fiera, conosciuta anche come Fontana del Tritone. La fontana si trova in piazza Dante ed è l’ultima traccia della vecchia Fiera di Bergamo, il complesso che sorgeva nel centro della città tra il Settecento e i primi anni del Novecento e che fu demolito negli anni 20 per far posto al nuovo ed elegante «Centro piacentiniano» che conosciamo oggi.
La Fontana della Fiera e il Centro piacentiniano
Le foto della fontana Settecentesca e degli edifici del centro realizzato a inizio Novecento
La fontana fu realizzata nella prima metà del Settecento proprio per abbellire l’area della «Fabbrica della Fiera», il complesso di botteghe in muratura di cui il Senato Veneto approvò nel 1732 la costruzione per ospitare la storica e rinomata Fiera di Sant’Alessandro. Il progetto dell’area fu affidato all’architetto Giovan Battista Caniana, che ideò una piazza circondata da alberi, con al centro una fontana realizzata in ceppo lombardo e marmo di Zandobbio dallo scultore Antonio Maria Pirovano. La fontana raffigura un tritone intento a suonare la buccina adagiato su una vasca circolare sostenuta da volute; in basso, si alternano due cavalli e due piccoli tritoni seduti sul dorso di mostri marini.
La Fiera di Sant’Alessandro
La Fiera di Sant’Alessandro ha radici antichissime, che risalgono al IX-X secolo. Nell’antico prato di Sant’Alessandro, grande spazio libero tra i borghi di San Leonardo (sulla via per Milano) e Sant’Antonio (sulla via per Venezia), in concomitanza con le feste patronali di Sant’Alessandro si teneva un mercato, di solito concentrato tra il 22 agosto l’8 settembre, cresciuto nei secoli fino alla metà dell’Ottocento.
La struttura originaria della fiera era costituita da «casette» in legno: alla fine del Cinquecento se ne contavano circa duemila
Il mercato aveva un ruolo rilevante per l’economia locale: si vendevano e acquistavano merci di vario tipo, per esempio manufatti di lana, cotone e seta, panni di lana, seta grezza e semilavorati serici, ferro e pietre coti. La Fiera è stata anche deposito di prodotti, ad esempio panni tedeschi destinati nell’Ottocento a servire l’intera Lombardia; ed era anche un luogo di incontro e contrattazione fra produttori e mercanti svizzeri, tedeschi, inglesi e ovviamente italiani.
La vecchia Fiera, la fontana e i dintorni
Le foto d’epoca da Storylab.it mostrano come era la vecchia Fiera di Bergamo, la Fontana del Tritone e piazza Dante
La struttura originaria della fiera era costituita da «casette» in legno: alla fine del Cinquecento se ne contavano circa duemila.
Nel 1730 i mercanti decisero di raccogliere i fondi per trasformare le strutture in legno in botteghe in muratura. Nell’antico prato venne così eretto tra il 1734 e il 1740 un complesso con 540 botteghe e dodici ingressi (tre per ogni lato), che si aprivano al centro su una piazza con la fontana. Su ogni lato si trovavano quattro torrette, sedi di pubbliche istituzioni.
Se volete ammirare un disegno della vecchia Fiera con le botteghe in muratura, con una breve camminata dalla fontana di piazza Dante potete raggiungere il chiostro di Santa Marta, attraverso la Galleria Crispi da piazza Vittorio Veneto: sotto i portici del chiostro un affresco mostra «l’insigne Fabrica della Fiera di Bergamo».
L’importanza del mercato cittadino nella storia è attestata sia dalle ammirate descrizioni di viaggiatori italiani e stranieri, sia dai dati rilevabili per alcuni periodi sul numero di commercianti e dei visitatori e sul valore delle merci scambiate, sia dai provvedimenti di esenzione daziaria adottati in suo favore dai governi succedutisi nel territorio, principalmente da quello di Venezia.
Tra i tanti che arrivarono a visitare la Fiera di Bergamo, anche Rudolf Toepffer, viaggiatore, scrittore e illustratore di Ginevra
Tra i tanti che arrivarono a visitare la Fiera di Bergamo, anche Rudolf Toepffer, viaggiatore, scrittore e illustratore di Ginevra, considerato tra l’altro uno dei fondatori del fumetto moderno. Nel 1840 arrivò a Bergamo e rimase affascinato non solo da questo luogo che accoglieva mercanti e produttori da mezza Europa, ma anche dalle attrazioni intorno alle botteghe: c’erano infatti baracche che racchiudevano spettacoli di ogni tipo.
Il Sentierone
Cardine dello sviluppo di quest’area è il Sentierone, il grande viale che attraversa il centro, da sempre luogo di passaggio e «di passeggio» tra i più amati dai bergamaschi. Il viale un tempo era... un «sentierino» che nel Seicento partiva dalla chiesa di San Bartolomeo e arrivava fino al convento di Santa Lucia (oggi Palazzo Frizzoni, sede del Comune) attraversando il prato di Sant’Alessandro.
Con l’idea di delimitare stabilmente l’area della Fiera, all’inizio del Seicento il podestà veneto Niccolò Gussoni fece disporre le Colonne di Prato (le vediamo oggi riprodotte all’ingresso di via XX Settembre) e fece tracciare e lastricare il «sentierino» che attraversava il prato, con due file di alberi ai lati. Nasceva così quello che oggi conosciamo come il Sentierone.
Il nuovo centro
Nella seconda metà dell’Ottocento iniziò il declino della Fiera: gli affari si svolgevano altrove e la struttura divenne un complesso di magazzini e depositi, che la sera si prestavano anche ad attività di malaffare. Così tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento l’area fu oggetto di studi che diedero il via a una vera e propria rivoluzione urbanistica.
Nel 1906 si aprì un concorso nazionale di idee: si presentarono 11 concorrenti, ma la giuria bocciò tutti i progetti
All’ingegnere Giuseppe Murnigotti di Martinengo, noto anche per essere l’inventore della motocicletta, si deve nel 1891 la prima intuizione progettuale di salvaguardare la vista di Città Alta nella realizzazione del nuovo centro di Bergamo bassa. Il suo progetto non fu realizzato, ma questa visione venne ripresa nelle proposte e nelle decisioni successive, con il progetto dell’architetto Marcello Piacentini e dell’ingegnere Giuseppe Quaroni che fu scelto dal Comune e realizzato.
Nel 1906 si aprì un concorso nazionale di idee: si presentarono 11 concorrenti, tra cui Piacentini, ma la giuria bocciò tutti i progetti perché le nuove costruzioni rovinavano la vista di Città Alta. L’anno successivo fu bandito un nuovo concorso, con 27 concorrenti, tra i quali ancora Piacentini che stavolta, con un nuovo progetto, vinse. Iniziarono così le demolizioni e, nel 1914, venne costruita la sede della Banca d’Italia. Arrivarono poi, dal 1922 al 1927, il Credito Italiano, la Torre dei Caduti, la Camera di Commercio, il blocco di edifici sul Sentierone, la Banca Bergamasca e il palazzo di Giustizia. Nacque così il nuovo centro di Bergamo come lo conosciamo oggi.
Il tempo scorre nel cuore della città, ricordi del passato tra palazzi e piazze.
Piazza Dante sotterranea
Piazza Dante, nel cuore del Centro piacentiniano, ha qualcosa da raccontare anche nel sottosuolo. Durante la Seconda Guerra mondiale, nel 1944, sotto la piazza venne realizzato un rifugio antiaereo. Non venne mai utilizzato con questo scopo e nel 1949 si avviò la trasformazione degli spazi ad Albergo Diurno.
Nel 1950 partì la progettazione della cupola centrale che doveva servire da copertura per il grande salone ipogeo. Per quasi trent’anni i bergamaschi frequentarono questi spazi quotidianamente: ci si andava per fare la doccia e il bagno, in un’epoca in cui non tutti avevamo questi servizi in casa. Scesa la scalinata, un lungo corridoio portava al centro, che era a forma di ampio cerchio: attorno i «servizi», con docce e anche vasche da bagno, nel cerchio una vastissima sala con più di dieci biliardi. Ai lati del corridoio c’erano inoltre alcuni negozi (un calzolaio, una libreria, un callista, un parrucchiere...) e anche un piccolo bar. La seconda era del Diurno durò fino al 1978, quando venne chiuso. Nel 2023 la rinascita con il nuovo locale «Balzer Globe».
© RIPRODUZIONE RISERVATA