Il ritorno all’epopea dei dirigibili: ad elio
per il monitoraggio

IL PROGETTO. L’aerostato della start up orobica Flofleet alimentato con pannelli solari vigila su linee dell’energia e gasdotti malfunzionanti: «Più efficiente dei droni».

Un tempo i dirigibili erano i dominatori dei cieli, avanguardie nelle esplorazioni. Ora il loro utilizzo è cambiato, ma potrebbero rivestire un ruolo importante in futuro sul fronte delle ricognizioni e del monitoraggio dal cielo. Come e più dei moderni droni.

In questo caso si parla di dirigibili gonfiati ad elio e alimentati con pannelli solari impegnati in monitoraggi del settore energetico. È ciò che realizza Flofleet, neonata startup creata da un gruppo di giovanissimi studenti del Politecnico che si propone di rivoluzionare il mondo delle ispezioni alle infrastrutture.

Da una tesi di laurea

«Tutto è nato da un progetto di tesi - spiega il ceo Andrea Cecchi, che ha fondato FloFleet nel 2022 insieme al bergamasco Filippo Cassera e a Giulia Fasoli, attuale cto, - Oggi siamo in sette persone, di cui quattro per la parte tecnica, mentre gli altri si occupano della parte fiscale, legale e di sicurezza; per partire abbiamo ottenuto 200mila euro di finanziamento grazie a investitori privati e agevolazioni». L’idea iniziale era lavorare a una soluzione da utilizzare in caso di disastri o calamità per garantire il ripristino delle comunicazioni, poi il progetto si è modificato e perfezionato concentrandosi sulla prevenzione, come racconta Cecchi: «Inizialmente il dirigibile doveva essere una sorta di piattaforma stratosferica, molto grande, ma anche complesso da realizzare, perciò ho deciso di partire da una cosa più piccola, coinvolgendo i compagni di ingegneria e amici di infanzia». Da qui nasce l’idea FloFleet, ovvero dirigibili lunghi 5, 8 o 10 metri con batterie alimentate da pannelli solari, dotati di telecamere, da utilizzare per i monitoraggi di terreni e infrastrutture. «Col tempo abbiamo capito che lo strumento era ideale per questo impiego e attualmente i nostri dirigibili sono impegnati nell’indagine in caso di malfunzionamenti sulle linee di trasporto dell’energia elettrica, perdite di gasdotti e oleodotti e altri casi simili» spiega Cecchi.

«I dirigibili normali solitamente pesano meno dell’aria per cui senza una spinta galleggiano, mentre il nostro è più pesante dell’aria e resta a terra se i motori non lo sollevano, così il veicolo è più sicuro in caso di venti forti»

A differenza di droni ed elicotteri, infatti, i dirigibili hanno maggior autonomia e risultano più efficienti oltre ad inquinare pochissimo come conferma il ceo: «Un drone ha un range di volo che arriva a circa 120/150 km con una ricarica, mentre le linee elettriche e i gasdotti in Italia si estendono per 160 mila km, per questo noi contiamo di arrivare l’anno prossimo a un’autonomia di 5 mila km di volo con una ricarica». Attualmente la flotta della start up si compone di due modelli, uno da 8 metri e uno più piccolo da 2,5 metri ed è in fase di produzione un terzo dirigibile da 10 metri, come racconta Cecchi: «Facciamo tutto noi nel capannone di Sesto San Giovanni dove abbiamo la sede, con una stampante 3D stampiamo tutti i pezzi del motore, facciamo la parte elettronica e il software, solo per la saldatura del tessuto ci appoggiamo ad una ditta qua vicino perchè deve essere fatta in maniera da mantenere l’elio all’interno dell’ala».

A differenza di droni ed elicotteri, i dirigibili hanno maggior autonomia e risultano più efficienti oltre ad inquinare pochissimo

Per il resto gli ingegneri hanno studiato anche l’aerodinamica del loro dirigibile: «È una sorta di ala gonfiata con una caratteristica: i dirigibili normali solitamente pesano meno dell’aria per cui senza una spinta galleggiano, mentre il nostro è più pesante dell’aria e resta a terra se i motori non lo sollevano, così il veicolo è più sicuro in caso di venti forti. Si può definire ibrido - aggiunge Cecchi, - perchè una parte della spinta la dà l’elio e l’altra viene data dalla portanza». FleFloot vanta già clienti importanti sul territorio nazionale, mentre all’estero stanno prendendo i primi contatti in Svizzera e Inghilterra, ma ciò che frena maggiormente la loro crescita è, paradossalmente, la legislazione, come conclude Cecchi: «Attualmente dobbiamo rispettare la normativa sui droni anche se già ora siamo tecnicamente in grado di seguire i nostri dirigibili in volo completamente da remoto, ma ottenere i permessi è più complicato».

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