Il prof. Caudano e l’improvvisata lezione sull’ottimismo: parte da Quintiliano, arriva al futuro di Gasp e dell’Atalanta

storia. Il nuovo racconto di Stefano Corsi

Lettura 3 min.

P er fortuna, da Murazzano alla città dove sta il vescovo non ci sono fiumi. È il Giovedì Santo climaticamente peggiore che il Piemonte possa ricordare, il professor Caudano prende la prima corriera del mattino per scendere appunto in città. La ragione è curiosa e deriva da quei casi della vita che ti possono coinvolgere inopinatamente. Lunedì, proprio mentre era a colloquio con il vescovo, il cattolicissimo responsabile dell’UNItre, la cosiddetta “università degli anziani”, ha ricevuto la telefonata di un giovane professore che avrebbe dovuto tenere una lezione proprio il giovedì. Chiamava dall’ospedale dove era stato ricoverato la sera prima per essere banalmente caduto in bicicletta: frattura scomposta dell’omero, necessità di intervento, impossibilità di ottemperare all’impegno preso. Dopo aver saputo della cosa, il vescovo, constatata la difficoltà in cui il suo interlocutore era caduto (”e giovedì, adesso, chi ci mando?”), aveva naturalmente pensato al professor Caudano: “Ho io la persona che fa al caso tuo”, aveva detto prontamente al responsabile dell’UNI tre.”È un insegnante di larga esperienza e che mi deve qualche cosa. Dimmi di che cosa dovrebbe parlare, e io sono certo che, con un preavviso di tre giorni, lui troverà il modo di mettere insieme una lezione almeno decorosa”. Il tema dell’anno, cui ogni intervento deve in qualche maniera ispirarsi, è l’ottimismo. Contattato niente po’ po’ di meno che dal vescovo, il buon Elvio naturalmente non ha potuto dire di no e naturalmente si è messo al lavoro. Non che le letterature di sua competenza sprizzino di ottimismo a ogni verso o a ogni capitolo, ma lui subito ha pensato a un autore che ama, Quintiliano, e alla positività della sua visione dei bambini e dei giovani come destinatari di un insegnamento. Ha scelto i passi, ha preparato uno schema di lezione che collocasse l’autore nella sua epoca e più in generale nel quadro della retorica antica (perché quella Quintiliano insegnò dalla prima cattedra pubblica mai creata in Roma), e ora sta scendendo alla volta della città.