Il Papa indica la via: la Chiesa sia serva

MONDO. L’indicazione di Jorge Mario Bergoglio è stata molto chiara e perfino perentoria. Ai nuovi cardinali con berretta rossa, anello e titolo, il Papa ha chiesto che il titolo di servi dell’umanità intera e dunque anche di quella parte che si ritrova nella Chiesa cattolica, «offuschi sempre di più quello di eminenza».

Nel Vangelo Gesù ripete spesso ai discepoli di essere «servi dei servi» e dunque non può stupire che il Papa lo sottolinei ai cardinali. Ma è tutto l’impianto dei ragionamenti di questo intenso fine settimana che dovrebbe far riflettere ognuno sul proprio ruolo nella Chiesa e nella Storia. Bergoglio a dieci giorni dal suo compleanno (88 anni il 17 dicembre) non è affatto stanco di ripetere che una Chiesa cammina nel mondo e camminando costruisce il suo cammino, oppure fallisce nella missione. Avrebbe potuto riposarsi alla sua età, avrebbe potuto interpretare il pontificato con un piglio più tranquillo.

In Corsica, poi il Giubileo

Invece si appresta ad aprire la Porta Santa, ma prima fa una veloce missione in Corsica il 15 dicembre per ricordare a chi se ne fosse dimenticato che il Mediterraneo è un mare tuttora inquieto e che c’è bisogno di nuove idee e prospettive diverse per ridare speranze ai popoli, da quelle del potere che pattuglia e blinda onde e sponde. Ha tenuto il decimo Concistoro del Pontificato, ha celebrato la giornata dell’Immacolata con straordinaria intensità, è andato a contemplare la magnifica Crocifissione Bianca di Chagall, opera a lui particolarmente cara, dove un’umanità sofferente abbraccia la croce dello scandalo. Ha confermato insomma che la Chiesa non può stare ferma, poiché ha una missione precisa da svolgere e nulla può risultare impossibile.

La missione della speranza

La missione è quella della speranza, credere nella speranza, indicare le speranze, accompagnare la speranza. Ha voluto conficcare questa parola al cuore del Giubileo, anzi ha voluto che il Giubileo venisse connotato come il «Giubileo della speranza».

Non è cosa facile oggi parlare di speranza in un mondo affaticato, disincantato, amareggiato e avvilito che se va bene ritiene le speranze illusioni. Francesco incrina l’orizzonte e spiega che una Chiesa fedele al Vangelo, una Chiesa serva non si può permettere di evitare di indicare la via ad un mondo «povero di speranza» e colmo, appunto, di illusioni. La Chiesa, proprio per via della convinzione che nulla è impossibile a Dio, come si legge nel giorno dell’Immacolata, può perfino suggerire che è possibile un mondo migliore. Ma come fa a spiegarlo?

Il metodo Bergoglio: prendere posizione, sollecitare il perdono, lavorare per la liberazione sociale dei popoli, dei poveri, ed anche dei ricchi, prigionieri dei propri perimetri dorati

Bergoglio ha ribadito un metodo, che non è affatto nuovo, perché molti che lo fanno ogni giorno oggi come nel passato rischiano la vita e molti l’hanno pure persa: prendere posizione, sollecitare il perdono, lavorare per la liberazione sociale dei popoli, dei poveri, ed anche dei ricchi, prigionieri dei propri perimetri dorati. È una questione di metodo e di contenuti. C’è troppa gente che ritiene di essere come Dio e dettare quindi la propria legge o esaltare la propria indignazione, considerando gli altri «come oggetto» o «come un fastidio», ha detto il Papa ieri nell’omelia dell’Immacolata. Di solito sono i ricchi, soldi in banca, dimore, imprese di successo, orizzonti virtuali, effimero e cuori freddi, anche tra i cristiani, anche nella Chiesa dove pochi sanno indicare speranze ad un’«umanità preda della crisi e delle guerre». Eppure farlo è l’unico modo per restare servi ed esercitare la cura. Il Papa ha citato don Primo Mazzolari, due righe quasi sfuggite nel discorso ai nuovi cardinali, uno che di teologia della strada s’intendeva: «Lungo le strade è incominciata la Chiesa, camminate e la troverete, camminate e sarete nella Chiesa».

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