C ielo bigio, giovedì mattina d’autunno che più autunnale non si potrebbe. Il professor Caudano è sceso al bar di Claudio per la colazione e le quattro chiacchiere con cui ama avviare la giornata. Il tema sarebbe la manovra economica del governo, sulla quale lui ha poco da dire. Solo che a un certo punto lo coinvolgono, chiedendogli, se la domanda non è indiscreta, a quanto fosse arrivato il suo stipendio dopo più di trent’anni trascorsi nella scuola. Il candido Elvio risponde che di preciso non lo sa, ma che si ricorda una cifra squisitamente manzoniana che gli era balzata agli occhi da un cedolino un paio d’anni fa: 1.821. Leggero stupore tra gli astanti, che l’interessato dissipa un poco provocatoriamente: “Lo so, è uno stipendio che normalmente i politici citano quando parlano di stipendi da fame, ma io debbo dire che per la media della categoria mi sembra abbastanza equo. Dovremmo essere molti di meno, e venire controllati molto meglio. Certo, chi lavora con coscienza meriterebbe di più, ma troppi si limitano al minimo sindacale, sicché normale che poi lo percepiscano in busta paga”. Claudio, che adora la schiettezza a volte urticante del suo timido amico, si aggancia e la butta sul calcistico: “A parte che tu sei qui in una sorta di prepensionamento autodeterminato, e mi sembri poco interessato al denaro; però, sei interessato al calcio, e mentre discutevate io ho guardato in Internet immaginando che tu volessi andare a Venezia a vedere la tua squadra domenica. Beh, ti do una notizia: anche a voler escludere il pernottamento, e cioè anche sottostando a orari terribili, non spenderesti meno di 160 € di treno e di 40 € di stadio, se solo intendessi non finire in curva. Immagino poi che dovresti mangiare: per una partita, con tutto il rispetto, secondaria del campionato di serie A, giocata nella stessa zona del paese, non in Puglia o in Sicilia, spenderesti ben più di 200 €. Che con il tuo manzoniano stipendio fanno abbastanza a pugni”…