«Il lupo mi ha ucciso quattro capre: costretto a lasciare l’alpeggio»

VILMINORE . Allevatore a tu per tu con il predatore: «Ero in moto, mi guardava e non aveva paura». Trova una carcassa, altri tre capi andati dispersi.

Dopo quella avvenuta nei giorni scorsi in Alpe Olone (Castione della Presolana) un’altra predazione riconducibile al lupo è stata segnalata sull’alpeggio di Barbarossa, poco distante dal Passo della Manina, tra Valbondione e Vilminore.

«Salgo in questi pascoli di Vilminore di Scalve da alcuni anni - fa sapere il pastore Valerio Baldoni - con una settantina di capre, assieme a un amico che invece vi conduce una mandria di vacche. Erano circa le 18 di sabato 27 luglio e lo stavo aiutando a mungerle quando ho visto i miei animali correre verso la Punta delle Oche (a oltre 2.000 metri di quota, ndr). Trovando questo comportamento molto strano ho deciso di salire subito con la moto fin dove mi fosse stato possibile».

L’incontro

Appena arrivato sul crinale di confine con la Valle Seriana l’incontro a sorpresa. «Mi sono trovato davanti un lupo - continua Valerio - e, sebbene avessi il motore acceso, non mi è sembrato molto impaurito perché, pur allontanandosi, si è fermato a qualche decina di metri di distanza osservandomi; dopo alcuni interminabili istanti si è inoltrato nella vegetazione a basso fusto sul versante che verso la zona di Lizzola. Ho poi cercato di radunare le mie capre e una volta ricondotte alla baita le ho contate e ne mancavano quattro. Sono quindi tornato in quota per cercarle e ne ho subito individuata una morta; ho continuato le ricerche fino al calare del buio ma delle altre tre nessuna traccia. Alle prime luci dell’alba vi sono tornato per recuperare almeno la carcassa di quella morta ma non ho più trovato nulla».

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L’episodio ha destato in Valerio preoccupazioni e domande fino a fargli maturare la drastica decisione di abbandonare i pascoli alti. «È stata una scelta difficile perché l’erba è di buona qualità ma il timore di ulteriori predazioni ai danni dei miei animali mi ha convinto a riportarli nei prati ai margini del paese. Il disagio non sarà però solo loro ma anche mio perché dovrò scendere dall’alpeggio, dove continuerò ad aiutare il mio amico per la gestione delle vacche, sia al mattino sia nel tardo pomeriggio: in secondo luogo l’erba che stanno mangiando ora era quella destinata a fare il fieno per la stagione invernale e sarò quindi obbligato a comprarlo. Sono preoccupato per gli animali che resteranno in alpeggio, non tanto per le possibili predazioni quanto per l’eventualità, neppure tanto remota, che il lupo li possa spaventare facendoli scappare senza controllo su un terreno con canali e crepacci. Quando di notte senti i cani abbaiare, e lo fanno istintivamente anche per il passaggio degli ungulati selvatici, devi precipitarti subito all’esterno della baita con una torcia elettrica per verificare che non si tratti invece di qualche predatore».

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Attualmente, secondo i dati della Polizia provinciale, sarebbero due i branchi di lupi nella nostra provincia. Oltre a quello di Gandellino ci sarebbe un secondo branco con areale tra Val Brembana e Val Seriana, nella zona di Oneta, Oltre il Colle, Roncobello e Ardesio. Per branchi - spiegano ancora dal comando della Polizia provinciale - si intende famiglie con una cucciolata variabile, quindi gruppi che vanno da tre a sei-sette esemplari. In questo periodo, inoltre, ci sarebbero nella nostra provincia anche giovani esemplari in dispersione capaci di muoversi per diversi chilometri anche nello stesso giorno, lontano dagli areali dei branchi che sono invece stanziali.

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