A desso il professor Caudano si muove poco. Anche d’estate. A se stesso e ai pochissimi che gliene chiedono conto, tende a raccontare che costa, che fa troppo caldo, che l’età… In verità, sa benissimo che la ragione principale è una sola: a casa sua sta bene e la sua solitudine gli pare sopportabile, quando non benedetta. Al contrario, le poche volte in cui è andato in giro, ultimamente, quella stessa solitudine gli è parsa penosa, se non ridicola: spendere soldi per non poter condividere nulla con nessuno, non un panorama, non una sensazione, non una gioia, non un disappunto… Come dire che l’animale solitario ha bisogno del suo habitat, mentre fuori da esso si vede smarrito, inutile, perso.
Ecco perché il buon Elvio passa le estati a Jesi, e si sente quasi legittimato quando le cronache portano alla ribalta scontrini ingiustificabili, prezzi folli ed episodi al limite dell’inaccettabile. Tuttavia, non è sempre stato così, specie quando c’erano ancora i suoi genitori e stavano bene: allora accadeva che il professor Caudano si desse la pena di organizzare piccoli viaggi e di spostarsi in giro per l’Italia, soprattutto non disdegnando il Nord e Bergamo, per rivedere la città del suo servizio militare e magari assistere a una partita dell’Atalanta, forse un’amichevole estiva o un esordio facile di Coppa Italia.