I vigneti sperimentali di Piwi: «Test di resistenza alle malattie»

IN VALCALEPIO. Il Consorzio regista dell’operazione che coinvolgerà diversi produttori. Cantoni: vogliamo conoscere meglio le potenzialità di questi vini.

Entro dieci anni, la Valcalepio potrebbe ospitare fino a venti ettari di vigneti resistenti alle malattie a bacca rossa. L’obiettivo? Dare vita ad un «vigneto sperimentale diffuso» per avvicinare i soci del Consorzio a questa famiglia di Piwi, ma soprattutto confrontare i vini che ne nasceranno con i «tradizionali» merlot e cabernet sauvignon.

Le varietà di uva selezionata

Il piano di lavoro ruoterà attorno a quattro varietà (cabernet volos, cabernet eidos, merlot kanthus e merlot khorus) che hanno come «genitori» proprio i due i principali vitigni della Doc Valcalepio, a cui si aggiungerà il pinot kors. Si tratta di cultivar già disponibili sul mercato (l’Università degli Studi di Udine le ha «create» nei primi anni Duemila) e in osservazione nell’elenco delle varietà coltivabili in Regione Lombardia. Vitigni già testati negli ultimi anni anche nella bergamasca (mai, però, con una regia consortile), dove non si sono affermati in modo particolare.

L’operazione assume un valore significativo dal momento che il «boom» dei Piwi sta interessando i bianchi: uve come solaris, bronner, johanniter o souvignier gris sono sempre più familiari ad addetti ai lavori e ai consumatori, e stanno ricevendo riscontri di eccellenza qualitativa anche sulle nostre colline. In seconda battuta - si ipotizza - la sperimentazione potrebbe fornire elementi utili qualora si decidesse di iscrivere queste varietà nell’Igt Bergamasca. A fornire le barbatelle saranno i Vivai Cooperativi di Rauscedo, riferimento nel nostro Paese con una produzione annua di oltre 80 milioni di piante.

Frutto di una serie di reincroci per impollinazione, i Piwi presentano caratteristiche di resistenza (o tolleranza) a malattie come l’oidio e la peronospora.

L’organizzazione dei viticoltori

A partire dalla prossima primavera, i viticoltori aderenti impianteranno fino a due ettari l’anno, procedendo con superfici tra i 2000 e i 5000 metri quadrati. Gli aderenti potranno decidere se vinificare le proprie uve (i primi grappoli sono previsti tra il 2027 e il 2028, si stima una prima vendemmia da 200 quintali) oppure conferirle alla Cantina Sociale Bergamasca, che le ritirerà ad un prezzo non inferiore a quello dei grappoli da cui si ottengono i vini atti a Igt. Frutto di una serie di reincroci per impollinazione tra vitis vinifera (la specie da cui si produce vino) e altre tipologie di vite selvatica, i Piwi presentano caratteristiche di resistenza (o tolleranza) a malattie come l’oidio e la peronospora.

«L’obiettivo è di metterli a confronto con i vini ottenuti da uve tradizionali e il banco di prova sarà il concorso “Emozioni dal Mondo”, che lo scorso anno ha aperto alle varietà resistenti»

Per dare l’idea del valore agronomico potenziale, basti pensare che la peronospora, causa la piovosità straordinaria della primavera 2023 (prova generale di un 2024 ancora più bagnato ma gestito sulla scorta delle lezioni ricevute lo scorso anno), ha decimato la produzione in diverse aree del Centro-Sud. «Ciò che invece non ci è ancora chiaro - spiega Sergio Cantoni, membro della Commissione tecnica per la modifica del disciplinare del Consorzio Valcalepio - sono le potenzialità dei vini prodotti a partire da queste varietà, di cui vogliamo approfondire l’adattamento alle diverse condizioni pedoclimatiche e come vinificarli al meglio. L’obiettivo è di metterli a confronto con i vini ottenuti da uve tradizionali e il banco di prova sarà il concorso “Emozioni dal Mondo”, che lo scorso anno ha aperto alle varietà resistenti. È positivo che diversi conferitori della Cantina Sociale Bergamasca e soci del Consorzio abbiano già manifestato interesse per questo programma».

© RIPRODUZIONE RISERVATA