I conti del governo e chi paga per il «buco»

ITALIA. Si chiama «omnibus» perché dentro ci sta un po’ di tutto - proroghe, finanziamenti, provvedimenti tampone – e nessun governo a memoria di cronista ha potuto evitarsi di emettere il cosiddetto decreto di Ferragosto.

Nonostante le ripetute reprimende dei vari inquilini del Quirinale (e anche dei presidenti delle Camere) di fronte ad uno strumento legislativo che dà la misura del disordine con cui procede la politica italiana. E così, il «decreto omnibus» delle vacanze estive 2024 è stato varato ieri dall’ultimo Consiglio dei ministri di Giorgia Meloni prima della fuga di ministri e sottosegretari verso gli ombrelloni.

Quel che è rimasto sospeso è rimandato a settembre: per esempio - anzi, l’esempio più clamoroso - è il rinvio di qualunque normativa sulle concessioni balneari, il tormentone che sta per portare l’Italia di fronte all’Alta Corte di giustizia perché non riusciamo ad applicare le norme europee in materia di gare. Gli imprenditori delle spiagge hanno sempre fatto una fierissima resistenza di fronte alla cosiddetta «Direttiva Bolkenstein», che disciplina il settore in nome della libera concorrenza: poiché tradizionalmente quella è la bestia nera del centrodestra, quando quest’ultimo è giunto al governo i balneari erano convinti di vedere risolto rapidamente la loro querelle. Così invece per il momento non è, nessuna normativa a loro favore nel decreto omnibus, rinvio a settembre dopo il confronto con la Commissione che, dice il ministro Fitto, «è molto complessa». Che è come dire ai gestori di sdraio e ombrelloni: non crediate che possiamo darvi facilmente ragione dopo che mille sentenze di tutti i gradi hanno dato torto alle vostre richieste. Risultato: i balneari domani sciopereranno per un paio d’ore (colpendo soprattutto i bagnanti, più che il governo, in verità).

Altro punto politico importante: non è uscito da Palazzo Chigi nessun documento che rimetta nel mirino «gli extraprofitti delle banche» come pure si era ventilato nei giorni scorsi - tra l’altro provocando vari scivoloni in Borsa. Il ministro dell’Economia Giorgetti ha però assicurato che le banche contribuiranno «con le tasse sui profitti» al bilancio dello Stato. Come i cosiddetti «paperoni stranieri», ossia i ricchi europei che hanno scelto l’Italia come residenza fiscale: per loro la «flat tax» concordata con lo Stato salirà da 100 a 200mila euro all’anno che dovrebbero essere comunque sopportabili per i circa 1.100 miliardari che hanno aderito ad un provvedimento assunto dal governo Renzi nel 2017. Per il momento tirano un sospiro di sollievo i rappresentanti del mondo del turismo che avevano letto dell’intenzione del governo di portare a ben 25 euro la tassa di soggiorno: duramente contestata dall’associazione albergatori, secondo diversi di loro sarebbe stata una mazzata per il nostro turismo che pure sta facendo molto per mantenere in positivo il Pil dell’anno.

Abbiamo detto omnibus, quindi ci sono anche l’aumento del credito d’imposta per chi investe nelle Zes (soprattutto a Sud) e l’aiuto agli abitanti di Scampia che sono stati costretti a lasciare la loro casa dopo il recente crollo che ha fatto diverse vittime: potranno ricevere fino a 1.100 euro al mese. Ma la notizia più attesa dagli abitanti del cosiddetto Palazzo e dintorni era la nomina del nuovo Ragioniere generale dello Stato: in effetti la dottoressa Daria Perrotta, dirigente dell’Amministrazione centrale, sostituirà Biagio Pezzotta, mandato a presiedere il consiglio di amministrazione di Fincantieri perché il ministro Giorgetti gli rimproverava di non aver calcolato (e soprattutto avvertito) quanto grave sarebbe stato per le finanze dello Stato l’impatto del superbonus edilizio varato dal governo Conte.

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