«I cambiamenti ci fanno paura, la cultura e l’ascolto di voci diverse ci aiutano a tenere la bussola»

L’INTERVISTA. Il coordinatore della rassegna delle Acli, Francesco Mazzucotelli: «Oggi commentiamo molto, reagiamo subito sui social. Nei nostri incontri invece chiediamo di ascoltare non necessariamente per esprime un giudizio».

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Viviamo un periodo profondo di cambiamenti sociali, pensiamo al mondo del lavoro per esempio, di instabilità internazionale, citiamo solo i fronti della guerre in Medio Oriente e tra Russia e Ucraina, di trasformazione dei riferimenti educativi e valoriali che fondano la nostra società. Naturale che, dove è in atto una cambiamento così profondo, ci sia anche paura e incertezza, uno stato di inquietudine e di smarrimento. La cultura, l’ascolto e la riflessione possono però aiutare a tenere la bussola e orientarsi.

È questo il tema conduttore della rassegna promossa dalle Acli Bergamo «Molte fedi sotto lo stesso cielo» che è ormai giunta alla 17esima edizione ( qui tutto il programma ). «Ho raccolto questo testimone da Daniele Rocchetti che l’ha creata e animata per 16 anni con un senso di responsabilità e come una sfida» racconta a L’Eco di Bergamo Incontra il nuovo coordinatore del progetto culturale, Francesco Mazzucotelli, docente universitario a Pavia. «Insieme a un gruppo di lavoro ragioniamo da tempo su cosa proporre come tema e abbiamo scelto per quest’anno quello appunto dei cambiamenti».

«Siamo in un tempo in cui commentiamo molto, reagiamo molto soprattutto sui social e noi chiediamo invece di allenare la dimensione dell’ascolto, non per arrivare a un giudizio ma perché pensiamo che le persone che invitiamo abbiano qualcosa di profondo, nutriente da dirci» spiega Mazzucotelli

«La rassegna «Molte fedi sotto lo stesso cielo» nasce da una frase di don Tonino Bello: “la convivialità delle differenze” - racconta Mazzucotelli -: per noi è importante capire e far capire che ci sono diversità di culture, di esperienze e di punti di vista. Il tentativo è di far convivere queste differenze di idee, provenienze e aspirazioni in un mondo che comunque è un po’ più complicato o almeno così ci appare».

«Siamo in un tempo in cui commentiamo molto, reagiamo molto soprattutto sui social e noi chiediamo invece di allenare la dimensione dell’ascolto, non per arrivare a un giudizio ma perché pensiamo che le persone che invitiamo abbiano qualcosa di profondo, nutriente da dirci» spiega Mazzucotelli. «Non esprimiamo un pensiero unico ma i nostri relatori hanno sensibilità diverse».

Dice di Bergamo che «in controtendenza con lo stereotipo del bergamasco, la nostra è una provincia che ha fame e sete di cultura».

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