Gli affitti brevi continuano a crescere: +15,6 in sei mesi. Giro d’affari di 24 milioni

L’ANALISI. Effetto turismo: in Bergamasca gli alloggi su Airbnb sono passati dai 3.048 dello scorso dicembre ai 3.525 di giugno. Sono 145 case in più solo in città, dove si concentra il 38,3% delle strutture extra-alberghiere.

Era nato come un fenomeno di condivisione, come una frontiera che univa internet e ospitalità, anche in maniera un po’ spartana. Il presente racconta tutt’altro: dall’improvvisazione si è passati all’imprenditoria. È l’«industria» degli affitti brevi turistici, quel proliferare di annunci e appartamenti che ha ormai profonde radici in Bergamasca, con una tendenza di crescita ulteriore nei primi sei mesi dell’anno.

I dati di Airbnb

La bussola è nei numeri di Airbnb, il principale portale che mette in contatto domanda e offerta di affitti brevi turistici: secondo i dati di InsideAirbnb.com (piattaforma che estrapola gli annunci degli alloggi pubblicati su Airbnb), al 30 giugno 2024 si contavano 3.525 annunci in tutta la Bergamasca, in aumento del 15,6% rispetto alle 3.048 che risultavano al 29 dicembre 2023; nel solo capoluogo, invece, si è passati dai 1.204 annunci del 29 dicembre 2023 ai 1.349 del 30 giugno 2024, 145 strutture in più per un incremento del 12%.

La geografia degli affitti brevi – gli annunci riguardano per l’81,7% dei casi interi appartamenti, nella restante parte si tratta di singole camere – punteggia la Bergamasca ricalcando la logica del turismo: un addensamento in città (il capoluogo raccoglie il 38,3% degli annunci), poi varie «macchie» nei punti più ghiotti del lago d’Iseo e in alcuni angoli del lago d’Endine, infine una discreta concentrazione nelle valli, soprattutto lungo la dorsale tra Clusone e Castione della Presolana. E, dentro il capoluogo, è ovviamente Città Alta a farla da padrona, con un secondo polo d’interesse a ridosso del centro piacentiniano.

Le dinamiche

«L’aumento più consistente in provincia – riflette Cesare Rossi, vicedirettore di Confesercenti Bergamo che al proprio interno ha dato vita ad Aigo, l’Associazione dei gestori dell’ospitalità e della ricettività diffusa – può essere legato a una maggior saturazione della città. Come Confesercenti cerchiamo di professionalizzare l’accoglienza, provando a spostarla su un approccio più imprenditoriale: l’accoglienza è un mestiere. Tra l’altro, questo settore non è legato solo al turismo leisure: l’attrattività di Bergamo resta alta anche per il business, per il turismo enogastronomico, anche per quello sanitario». Alla base c’è un dato di fatto: quello degli affitti brevi turistici è un business relativamente semplice, ma soprattutto più redditizio – in specifici contesti – e «tranquillo» rispetto agli affitti per la residenzialità. Con i lati oscuri noti, come l’«espulsione» dei residenti dai centri storici: «È vero, soprattutto in Città Alta gli affitti brevi fagocitano gli immobili – riconosce Rossi –. Città Alta è cambiata profondamente, ha scoperto una vocazione turistica che prima non c’era e questo ha oggettivamente influito. La richiesta di turismo è fortissima: ma serve una regolamentazione nazionale più che tanti diversi regolamenti comunali, sennò si crea uno scenario a macchia di leopardo che può portare a confusione».

In Bergamasca l’entrata media è di 6.901 euro annui (dunque, moltiplicando questa cifra per il numero di annunci, si arriverebbe a un giro d’affari di oltre 24 milioni di euro l’anno), ma la forchetta è decisamente ampia e variabile

Il guadagno

Ma quanto si guadagna, con questi affitti? InsideAirbnb elabora anche alcuni dati sugli host, cioè su chi promuove gli annunci (i proprietari o i gestori degli appartamenti). In Bergamasca l’entrata media è di 6.901 euro annui (dunque, moltiplicando questa cifra per il numero di annunci, si arriverebbe a un giro d’affari di oltre 24 milioni di euro l’anno), ma la forchetta è decisamente ampia e variabile: se per esempio si restringe l’analisi alle 194 strutture «top» della città, in sostanza quelle che vengono definite come «le più frequentemente e recentemente prenotate», il ricavo medio sale a 17.956 euro l’anno. Di queste 194 location «top», ben 140 sono state occupate per oltre 255 giorni nell’ultimo anno (più di otto mesi e mezzo).

«Tutti hanno diritto a mettere a rendita un immobile – specifica Capozzi –, noi siamo per la concorrenza purché sia leale. Servono però delle regole, non possiamo pensare che il mercato si regoli da solo. Bisogna fare un ragionamento sul futuro»

Effetto Disneyland?

«Se guardiamo i dati di medio periodo sulla ricettività extra-alberghiera – premette Alessandro Capozzi, presidente di Federalberghi Bergamo –, si è assistito a un 2022-2023 in cui è stato recuperato il numero di strutture che avevano chiuso a causa del Covid, per poi avviare una nuova fase di crescita». L’analisi si salda allo scenario più ampio del turismo in Bergamasca, che volge ancora verso l’alto: gli ultimi dati di Visit Bergamo sul periodo gennaio-maggio, ad esempio, hanno indicato un +18% rispetto al 2023 per i pernottamenti in città e un +12% per la provincia, con proiezioni positive anche per l’estate. «Il trend analizzato da Federalberghi Lombardia sui primi quattro mesi dell’anno – segnala Capozzi – rileva una crescita delle presenze e del numero di case occupate, ma questa crescita è stata trainata dall’extra-alberghiero».

È una concorrenza sempre più forte, iniziata con i «pionieristici» B&B e diventata ormai totale con gli affitti brevi turistici: «Tutti hanno diritto a mettere a rendita un immobile – specifica Capozzi –, noi siamo per la concorrenza purché sia leale. Servono però delle regole, non possiamo pensare che il mercato si regoli da solo. Bisogna fare un ragionamento sul futuro, anche tenendo presente l’ipotesi che il vento turistico possa cambiare, ma anche ragionando sulla residenzialità: c’è un problema contingente di mancanza di appartamenti per chi vuole risiedere in città, e le città non possono trasformarsi in delle Disneyland».

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