Cronaca / Bergamo Città
Sabato 02 Marzo 2024
«Giù le emissioni di CO2 di 100mila tonnellate all’anno entro il 2030»
LA NOVITÀ . Il Piano d’azione per l’energia sostenibile e il clima del Comune
per ridurre gli inquinanti. Dal 2005 al 2021 la produzione è calata del 37%.
L’obiettivo è ambizioso, ma la tendenza degli ultimi 15 anni dimostra che non è irraggiungibile. Certo dipenderà da tutti, come si dice in questi casi, ma un passo avanti importante è già stato compiuto. Parliamo dell’abbattimento degli inquinanti e in particolare della produzione di anidride carbonica, che a suon di agende comunitarie è ormai diventato un mantra per amministrazioni pubbliche, aziende e (forse un po’ meno) per i cittadini. Per farlo bisognerà agire sulle emissioni degli edifici - pubblici, ma soprattutto privati - sul rinnovo del parco auto e sull’efficientamento delle attività produttive. Toccherà, per quel che riguarda il settore pubblico, all’Amministrazione comunale, mentre per tutto il comparto privato dipenderà da quanto saranno virtuosi i comportamenti dei cittadini (dagli elettrodomestici alle lampadine, fino alle caldaie e ai cappotti delle abitazioni, sono tante le azioni che si possono intraprendere per migliorare la situazione).
I dati sulla presenza di CO2
La buona notizia è che in fatto di riduzione delle emissioni di anidride carbonica la città non è all’anno zero: il dato che salta all’occhio nella bozza definitiva del Paesc (il Piano d’azione per l’energia sostenibile e il clima), il cui percorso verso l’adozione è in dirittura d’arrivo a Palazzo Frizzoni, riguarda proprio le emissioni di CO nel territorio comunale, che si sono ridotte del 37% dal 2005 al 2021 (ultimo dato disponibile). Il corposo documento che presto il Comune di Bergamo renderà operativo, alzerà ulteriormente l’asticella al 55% di emissioni in meno (sempre rispetto al 2005, anno di riferimento stabilito dall’Unione europea) entro il 2030.
Il Paesc è di fatto un aggiornamento del vecchio Piano d’azione (il Paes) adottato da Palafrizzoni nel 2009, al quale è stata aggiunta la «C» di clima, in ragione di una sensibilità più forte sul tema dei cambiamenti climatici in atto. Ieri mattina il dossier è stato presentato alla stampa prima del passaggio in Commissione. Il documento fotografa la situazione attuale e attraverso una serie di previsioni rispetto a quanto potrà accadere da qui ai prossimi 5-6 anni, fa una stima di quante emissioni in meno si potranno registrare nel 2030. Il punto di partenza sono le 581.191 tonnellate di emissioni di CO registrate nel 2005; il primo obiettivo fissava una riduzione pari al 20% entro il 2020. Causa pandemia, i dati sono stati aggiornati nel 2021 e il risultato è confortante: rispetto al traguardo delle 464.952 tonnellate di CO, la città ne ha prodotte quell’anno «appena» 362.895, con una riduzione pari al 37%. Ora però si guarda avanti: per arrivare al tetto del 55% entro il 2030, quindi serve tagliare ulteriori 101.359 tonnellate di CO all’anno.
Che cosa è il Pasec
«Il Paesc non è altro che il rinnovo di un impegno che il Comune si è preso nel 2009 e che ha portato avanti sul tema della mitigazione dell’impatto climatico – ha spiegato l’assessore comunale all’Ambiente Stefano Zenoni –. I dati fotografano un trend in linea con gli obiettivi dell’Unione europea. Bergamo sta cercando di fare la sua parte, sapendo che la città è una goccia nel mare rispetto solo all’Italia o all’Europa. Sappiamo anche che, in termini di emissioni di anidride carbonica, la mobilità e gli edifici rappresentano i due settori più determinanti, soprattutto in ambito privato».
Dagli impianti comunali all’illuminazione pubblica, dagli edifici residenziali ai trasporti commerciali, tanti settori negli ultimi 15 anni hanno registrato riduzioni, anche sensibili. Il settore degli edifici privati e residenziali, e quello delle attrezzature e degli impianti del terziario (nei quali sono ricomprese anche le abitazioni private, le caldaie, i serramenti, ecc…) hanno registrato un decremento del 45% (nel terziario) e del 41% (nel residenziale). Nel comparto pubblico, le emissioni degli edifici sono calate del 58%, quelle dell’illuminazione pubblica hanno registrato un decremento del 49%, e quelle del parco mezzi comunali del 61% (ma in questo caso i numeri assoluti sono residuali, rispetto al totale). Due i comparti in controtendenza, quello del trasporto pubblico (+32%), ma nel 2021 rientrano in questa categoria anche i mezzi per la raccolta differenziata, e quello dell’agricoltura, che pur avendo numeri risibili (978 tonnellate su 362.895), sale del 34%.
I risultati raggiunti nel 2021
Il Comune però deve guardare avanti e per farlo non può che basarsi sulle stime di ciò che avverrà da qui al 2030: molto dipenderà da come evolveranno alcune variabili come l’andamento del numero degli abitanti, degli edifici residenziali, delle attività produttive e della mobilità privata. «I settori sui quali si dovrà intervenire – ha aggiunto Zenoni – sono esattamente gli stessi sui quali sarà necessario investire per migliorare la qualità dell’aria. Ciò significa che le stesse azioni ci aiuteranno, oltre che a diminuire le emissioni di CO, anche a rendere l’aria più salubre. Sono questi i fronti sui quali la città deve essere incentivata, sapendo che il Comune deve continuare a fare la sua parte sugli edifici di sua competenza. L’asticella si alza, c’è da guadagnare un ulteriore 18% rispetto alle emissioni del 2005, ma la tendenza dimostra che gli obiettivi non sono proibitivi».
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