T utto in 90 minuti. Quelli di oggi contro il Lecco. Ma se necessario anche qualcuno in più, visto che c’è in palio un posto in B, l’ultimo disponibile. Del resto per Delio Rossi il tempo non passa mai, in ogni senso. Il 31 marzo ha accettato la panchina del Foggia in Lega Pro, una di quelle che scottano: in questo campionato si sono bruciati 4 allenatori e 3 direttori sportivi. Prima Roberto Boscaglia lasciato consensualmente dopo 5 partite, poi la parentesi con Antonio Gentile, traghettatore per soli 90 minuti, giusto il tempo di passare la mano all’ex nerazzurro Fabio Gallo ora dato in pole nell’Atalanta Next Gen. Gallo ha retto fino alla giornata numero 28 quando ha dato le dimissioni: gli è subentrato Mario Somma per le successive 5, poi ha gettato pure lui la spugna ed è a quel punto che con 4 partite davanti è arrivato Rossi. Anzi, tornato, perché in rossonero ci ha giocato dal 1981 al 1987 (anche in B) e cominciato la carriera da mister, nella stagione 1991-93 con la Primavera, in quella 1995-96 con la prima squadra, salvo poi venire esonerato.
Uno stop a una carriera partita col turbo: dopo le giovanili del Foggia, nel 1993 Rossi si ritrova nel calcio dei grandi in una piazza bollente come Salerno in C1, retrocessa dai cadetti due anni prima dopo uno spareggio perso con il Cosenza e Gian Piero Gasperini a menare le danze a centrocampo. Al suo arrivo non è accolto proprio a braccia aperte, è alla prima esperienza e il suo gioco alla Zeman (al quale si ispira dichiaratamente) non va molto a genio. Dopo una partenza così così i granata cominciano però a inanellare risultati su risultati fino a chiudere al terzo posto e vincere poi i playoff. Dopo la diffidenza iniziale a Salerno diventano tutti matti per questo riminese dal carattere fumantino ribattezzato “profeta” che la stagione dopo porta la squadra a 90 minuti da un’altra storica promozione: si giocano all’ultima giornata a Bergamo, ma l’Atalanta di Mondonico vince 2-1 e in A ci va lei.