Droga, aumenta il consumo a Bergamo: «Prezzi bassi e sostanze più potenti»

L’ANALISI . Serd, in un anno utenti cresciuti dell’11,4%. Riglietta («Papa Giovanni»): «Dai pazienti in condizioni di grave marginalità, chi dorme sulla strada, sino agli studenti, agli artigiani, ai professionisti».

La dinamica è quella del mercato: domanda e offerta, chi cerca e chi vende. È un mercato ricchissimo, quello della droga, i cui risvolti tracciano una piaga sociale profonda e variegata: perché la platea dei consumatori unisce marginalità e «insospettabili», sostanze vecchie e nuove frontiere del consumo. Anche a Bergamo, dove lo spaccio – come raccontato negli ultimi giorni dall’inchiesta del nostro giornale – opera alla luce del sole soprattutto nel triangolo tra le vie Bonomelli, Paglia e Novelli, alle porte del centro cittadino.

«I dati indicano che nel tempo si sono sicuramente abbassati i prezzi delle sostanze – riflette Marco Riglietta, direttore del SerD-Servizio dipendenze dell’Asst Papa Giovanni –, mentre per alcune sostanze, come la cannabis, si registra un aumento della potenza. Quando si parla di sostanze stupefacenti, si ha a che fare con uno scenario più vicino a quello dei mercati redditizi che a quello delle patologie: oggi il mercato della droga “lavora” su differenziazione, servizio porta a porta, tecniche di fidelizzazione. La domanda è molto alta, e questo alimenta l’offerta».

Lo scorso anno il SerD di Bergamo del «Papa Giovanni» ha preso in carico 2.874 persone, in deciso rialzo (+11,4%)

Lo scorso anno il SerD di Bergamo del «Papa Giovanni» – l’utenza proviene principalmente dalla città e dalla cintura urbana – ha preso in carico 2.874 persone, in deciso rialzo (+11,4%) rispetto alle 2.579 del 2022, arrivando ormai a superare i livelli del pre-Covid (nel 2019 gli utenti erano stati 2.835); a questi si aggiungono poi i 594 utenti del SerD Carcere, legato alle attività della casa circondariale. Al netto della «cifra oscura», cioè quella platea che non si riesce a intercettare, nel SerD cittadino l’utenza intreccia prospettive anche molto diverse tra loro: «La nostra attività – spiega appunto Riglietta – intercetta profili differenti: andiamo dai pazienti in condizioni di grave marginalità, chi dorme sulla strada, sino agli studenti, agli artigiani, ai professionisti». La metafora è quella del «mondo»: anche la platea delle dipendenze è composita, esattamente come qualsiasi contesto sociale.

«Sensibilizzare gli operatori»

«I pazienti si dividono principalmente tra quelli con la sola dipendenza e quelli che presentano comorbilità psichiatriche, infettivologiche o internistiche – approfondisce Riglietta –. Allo stesso tempo, è variegata la modalità con cui le persone giungono ai nostri servizi. C’è una parte di pazienti con problemi importanti che si rivolgono a noi perché la dipendenza ha assunto connotati gravi, ma non è vero che intercettiamo solo pazienti gravi: quasi il 30 per cento delle persone che arrivano da noi non hanno i criteri per essere definiti dipendenti da alcol o droghe, ma sono dei consumatori, consumatori magari problematici. Oggi l’intercettazione dei pazienti avviene prima rispetto a tempo fa, e questo è un bene, e succede soprattutto quando sono accompagnati al SerD da moglie o marito, figli o genitori. Il problema è che i Servizi sociali e sanitari inviano pochi pazienti, oppure inviano pazienti già in situazioni molto gravi. Occorre lavorare anche sulla sensibilizzazione degli operatori sociosanitari, per intercettare precocemente una quota più ampia di popolazione».

Di fronte a una dipendenza da sostanze stupefacente, è più facile intercettare un paziente nel mondo della marginalità o in quello degli «insospettabili»? «Per la marginalità il nostro territorio ha una rete molto ampia e attiva – rileva Riglietta –. Sfugge maggiormente chi ha un problema iniziale, principalmente perché non si rivolge autonomamente ai servizi: in questi casi i pazienti si intercettano quasi esclusivamente per casi particolari, per esempio per un’intossicazione con accesso in pronto soccorso o su segnalazione del medico di base. Una nota positiva è proprio la rete importante che si sta costruendo con i medici di base».

Contesto metropolitano

Quanto alle sostanze che portano alla dipendenza, «oggi il problema più rilevante rimane la cocaina, associata all’alcol – rimarca Riglietta –: i due fenomeni vanno di pari passo. Recentemente c’è stato un incremento nell’uso del crack. Differenziando l’utenza sulla base dell’età, fino ai 20 anni la cannabis è la sostanza primaria, poi seguono anche le nuove sostanze psicoattive, oltre alla cocaina: è una popolazione che tende a sperimentare. Tra i 20 e i 60 anni prevalgono cocaina e alcol, mentre sopra i 60 anni si segnalano principalmente problemi legati ai farmaci ansiolitici-ipnotici e oppiacei descritti per la terapia del dolore». Anche dal punto di vista della droga, quello di Bergamo è un contesto ormai «metropolitano». «Rispetto a Milano, l’unica differenziazione è che a Milano c’è maggiore circolazione delle sostanze psicoattive, a Bergamo prevalgono le sostanze più tradizionali – conclude Riglietta –. Ma al netto di qualche lieve differenza il panorama di Bergamo può essere accomunato a quello di Milano e di tutte le città del Sud Europa».

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