Donna compra online Bmw fantasma, ma il venditore è assolto dalla truffa

IL CASO. «Siamo venuti a Bergamo da Roma ieri (mercoledì 14 febbraio, ndr), abbiamo preso l’albergo perché io potessi testimoniare stamattina a processo. Abbiamo anche pagato l’avvocato. Ora torniamo a casa così, con l’amaro in bocca: purtroppo siamo stati truffati.

Ma, vabbé, ci sono cose peggiori nella vita. Prendiamola con filosofia: almeno abbiamo festeggiato San Valentino a Bergamo». Pamela Romita, 40 anni, sta attendendo la sentenza che la vede parte offesa di una truffa per l’annuncio di un’auto fantasma messa in vendita su «Autoscout», sito specializzato nella compravendita di veicoli usati. Ma sa già che, dopo che anche il pm ha chiesto l’assoluzione per l’imputato, l’esito non può che essere scontato.

Il giudice infatti di lì a poco assolverà con formula dubitativa un bresciano di 37 anni. Era intestata a suo nome la carta Postapay rilasciata dall’ufficio postale di Cividino, frazione di Castelli Calepio, su cui sono finiti i 3.200 euro di caparra per l’acquisto di una Bmw X3 del 2005, in vendita nel novembre 2016 a 3.800 euro.

« A me ha fatto gola il prezzo, perché un modello usato di quell’anno si aggirava sui 5.000 euro - ha dichiarato ieri la signora in aula -. Così l’ho contattato e lui mi ha detto che c’erano molti clienti interessati, ma che, se avessi versato una caparra, avrebbe riservato la vettura a me». Alla consegna, fissata a Cremona per martedì 13 novembre 2016, la donna arriva dopo aver bonificato sulla Postapay 3.200 euro. «Ho fatto il bonifico la domenica, perché, chiudendo alle 12 l’ufficio Pra dove avremmo dovuto fare il trapasso, non ci sarebbe stato tempo per farmi emettere un assegno circolare - ha spiegato la donna -. Ho chiesto al mio agente bancario se, nel caso, avrei potuto bloccare un bonifico in uscita e mi ha risposto di sì».

Quando Pamela e il marito Federico Del Vecchio, titolari di una ditta, quel martedì contattano il numero telefonico del 37enne, si sentono rispondere da uno straniero. «A quel punto ho capito che ero stata truffata», ha dichiarato. «Le precauzioni le avevo prese - specificherà in corridoio -. Mi sono fatta spedire la foto del libretto e ho appurato che l’auto esisteva davvero. E chi lo sapeva che dovevo farmi inviare anche la carta di identità?». Perché il pm Fabio Magnolo ha chiesto l’assoluzione (con formula dubitativa) perché non c’era certezza che fosse proprio l’imputato l’autore della truffa (stessa linea sostenuta dal difensore Annamaria Mazza). Mancano le verifiche sul conto corrente e il bresciano è rimasto irrintracciabile in tutti questi anni e non lo si è potuto interrogare. Infine, ha aggiunto il pm, essendo il fascicolo sull’orlo della prescrizione, ora manca pure il tempo per fare accertamenti.

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