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Mercoledì 09 Aprile 2025
Dazi Usa, spedizionieri orobici in allarme: «Riconfigurare le rotte richiede tempo»
LOGISTICA. Saponaro, presidente Asco: la merce «povera» subirà i contraccolpi maggiori, rincari per chi importa. «Prevediamo una redistribuzione del commercio su scala globale che si accompagnerà a una riduzione dei volumi».

Preoccupazione palpabile tra le imprese e gli esportatori bergamaschi per i dazi americani sull’export europeo, annunciati una settimana fa, che dovrebbero entrare in vigore oggi. Con un problema di fondo evidenziato dagli spedizionieri: riconfigurare le rotte non è un’operazione immediata.
«Un grande trambusto»
«Il quadro finora emerso dal “Liberation Day” del 2 aprile, fortemente voluto dall’amministrazione Trump, è quello di un grande trambusto, e probabilmente di una crisi economica mondiale in arrivo. I mercati vogliono la globalizzazione e la libertà di commercio. Scelte come quella del presidente americano non fanno altro che affievolirle», esordisce Marcello Saponaro, amministratore delegato di Logimar Srl e presidente di Asco, l’Associazione degli spedizionieri, dei corrieri e degli autotrasportatori orobici.
I provvedimenti
L’entità dei dazi è preoccupante: si parla di tariffe al 20% su tutte le merci Ue - salvo negoziati dell’ultimo minuto, in cui la Commissione Europea crede ancora. Per l’automotive, i dazi (al 25%) sono già attivi, e presto verranno estesi anche ai pezzi di ricambio. Con un export orobico verso gli Usa pari a quasi due miliardi di euro l’anno, le tariffe potrebbero toccare i 400 milioni, superando lo scenario peggiore previsto. Si tratterebbe di un aumento di quasi dieci volte rispetto ai dazi già in vigore, pari a 47 milioni di euro l’anno.
«Riduzione delle esportazioni»
«Tutte le aziende bergamasche saranno colpite: quello che prevediamo è una redistribuzione del commercio su scala globale, che si accompagnerà a una riduzione complessiva dei volumi delle esportazioni. Di questo riassestamento ne risentiranno soprattutto le produzioni facilmente sostituibili, con un’elasticità elevata. La merce “povera”, quella più sensibile alle oscillazioni dei prezzi, subirà i contraccolpi maggiori», continua Saponaro. Osservati speciali sono i prodotti in metallo, l’automotive e l’agroalimentare. Al contrario, prosegue Saponaro «la merce made in Italy e di lusso non è replicabile negli Stati Uniti, perciò non prevediamo grandi cambiamenti. Al più, ci saranno rincari per chi vorrà importare e rivendere questi prodotti: sappiamo di ristoranti che hanno piazzato grandi ordini nelle scorse settimane, temendo consistenti aumenti a causa delle tariffe. Prevediamo anche che il settore dei macchinari sarà relativamente al sicuro».
«Le rotte dei commerci non sono flessibili. Riconfigurare l’intero sistema dei commerci mondiali richiede tempo. E il processo inciderà sui prezzi dei trasportatori, che continueranno a oscillare in modo imprevedibile»
A fiaccare le nostre aziende, oltre alle tariffe approvate da Trump, c’è anche la sempre più probabile risposta europea: «È ovvio che l’Ue risponderà a Washington con dei contro-dazi sulle merci americane. È il cane che si morde la coda: la nostra economia è strettamente legata all’export, soprattutto verso gli Stati Uniti. Washington, invece, è più autosufficiente. Ciò significa che la crisi innescata dai dazi e dai contro-dazi sarà molto più forte in Europa che Oltreoceano», afferma Saponaro. Al di là dell’impatto sulle aziende bergamasche, lo scenario tracciato dal presidente di Asco Bergamo è quello di una totale revisione dei Paesi di sbocco delle merci europee, italiane e bergamasche: «Se i prodotti europei non troveranno più mercato negli Stati Uniti, andremo a cercare altri contesti di sbocco: guarderemo all’Asia, all’Africa, al Sudamerica. Ma per farlo occorre cambiare merci e approccio. E, in ogni caso, un danno all’economia e al commercio globale ci sarà». Grandi scossoni che richiederanno anche lunghi tempi di aggiustamento, soprattutto per la logistica: «Le rotte dei commerci non sono flessibili. Riconfigurare l’intero sistema dei commerci mondiali richiede tempo. E il processo inciderà sui prezzi dei trasportatori, che continueranno a oscillare in modo imprevedibile - come d’altro canto è successo per tutti gli ultimi 4-5 anni», conclude l’a.d. di Logimar.
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