«Da Delon a Tognazzi, il premio Nobel Watson si addormentò sulla poltrona». La storia del Tasso nei ricordi di Marcello Menalli

L’INTERVISTA. Il titolare dello storico Caffè del Tasso racconta aneddoti e curiosità: «Qui sono passati grandi artisti». Marcello Menalli pensa ai giovani: «Raccontiamogli la bellezza di Città Alta».

08:21

«Quando Ricky Tognazzi è entrato al Caffè del Tasso ha visto la foto di suo padre Ugo, la volta che qui a Bergamo aveva girato un film, e ha chiesto carta e penna. Ci ha scritto: “Onorato di calpestare i passi di mio padre”». Marcello Menalli, titolare dello storico locale di piazza Vecchia, in Città Alta, ha da poco festeggiato un compleanno speciale: 35 anni di gestione del bar, un luogo di incontro di Bergamo Alta, un punto di riferimento per turisti e tanti vip. «Quando ho preso in gestione il locale, non conoscevo la sua storia: ho scoperto pian piano la sua bellezza e il suo fascino. Ad aiutarmi Domenico Lucchetti, storico e grande fotografo».

Dal 1476

Da qui la scoperta di un documento che fa risalire l’apertura del locale al 1476: «Si chiamava Locanda delle Due Spade, poi nel 1681 è stato chiamato Torquato Tasso Caffè e Bottiglieria» ricorda Menalli, ed è lungo l’elenco dei tanti attori passati dal Tasso: «Il nostro locale è stato usato spesso come luogo di pausa dalle riprese e anche come spazio per camerini. Gli attori e i cantanti che sono passati da qui sono centinaia, i muri del caffè sono tappezzati di foto e firme. Da Renato Pozzetto ad Edwige Fenech, da Alain Delon fino a Brigitte Bardot e Charlton Heston».

«Quella sera che il premio Nobel si addormentò sulla poltrona»

Poi un aneddoto che fa sorridere: «Una sera, durante BergamoScienza, James Dewey Watson, premio Nobel e scopritore del Dna, si addormentò su una nostra poltrona. Ho cercato di svegliarlo accendendo il macinino del caffè e mi hanno subito redarguito: io non l’avevo riconosciuto. Alla fine mi lasciò un biglietto: “Grazie per il relax”».

«Vorrei riunire al Tasso i giovani e spiegargli Città Alta per ricreare un tessuto sociale. Raccontare la storia di questo pezzo di città, ricostruire memorie e mantenere vivi i ricordi»

Ma non sono solo i grandi attori a rendere celebre questo posto: «La sua storia è fatta dai grandi bergamaschi che fanno parte del tessuto sociale, come il tappezziere Carrara fino al signor Mangili, della storica gastronomia di Città Alta». Con un progetto nel cassetto: «Vorrei riunire al Tasso i giovani e spiegargli Città Alta per ricreare un tessuto sociale. Raccontare la storia di questo pezzo di città, ricostruire memorie e mantenere vivi i ricordi». Perché? «Perché Città Alta è troppo bella».

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