Covid e quarantena, rischio taglio in busta paga per 20 mila lavoratori

Sono quelli finiti nel 2021 in isolamento fiduciario. L’Inps non riconoscerà più l’indennità: «Dal governo niente fondi per quest’anno». Sforbiciata retroattiva

La doccia fredda è arrivata nei giorni scorsi, con una nota dell’Inps: «Il legislatore attualmente non ha previsto, per l’anno 2021, appositi stanziamenti volti alla tutela della quarantena e pertanto, salvo eventuali interventi normativi, l’Istituto non potrà procedere a riconoscere la tutela previdenziale per gli eventi riferiti all’anno in corso».

Tradotto: per chi è impossibilitato a recarsi al lavoro perché in isolamento fiduciario – cioè chi è in quarantena non perché positivo, ma perché contatto stretto di un positivo – l’Inps non riconoscerà alle aziende, e di riflesso ai lavoratori, l’indennità che equiparava queste assenze ai periodi di malattia. Di più: il taglio è retroattivo per tutto il 2021. In sostanza, c’è il rischio di una sforbiciata in busta paga – alcune centinaia di euro, fino a 600-700 euro per 10 giorni di assenza – per chi incappa (o è incappato, e in questo caso le aziende hanno anticipato le somme) nella quarantena. L’isolamento fiduciario dei contatti stretti dura ora 7 giorni per chi ha completato il ciclo vaccinale o 10 giorni per chi non ha terminato (o iniziato) l’immunizzazione: periodi in cui non si può uscire di casa, dunque non si può lavorare (salvo smart working).

Le stime

Problema non da poco, numeri alla mano. La stima economica parte dalla stima epidemiologica. La media da gennaio 2021 a oggi, mettendo in fila i report dell’Ats, è di circa duemila bergamaschi in isolamento fiduciario ogni settimana (con un massimo di 6.526 il 3 marzo e un minimo di 80 il 7 luglio): bisogna considerare però il fattore-scuola, dunque calcolare le classi in quarantena e gli alunni «spediti» a casa, e grosso modo si può ipotizzare che il totale delle persone in isolamento fiduciario sia distribuito a metà tra studenti e adulti (dunque lavoratori, eccetto i pensionati). Tirando le somme, perciò togliendo dal totale gli studenti e ricordando che sino a fine luglio l’isolamento fiduciario durava per tutti 10 giorni, potrebbero essere circa 20 mila i lavoratori bergamaschi che nel 2021 sono finiti in quarantena e per cui potrebbero esserci effetti alla luce del mancato rifinanziamento dell’apposito fondo. Più tutti quelli che in quarantena ci finiranno nelle prossime settimane.

Le reazioni

«Un bel pasticcio – sospira Danilo Mazzola, della segreteria provinciale della Cisl Bergamasca –. I sindacati a livello nazionale si sono mossi già nelle scorse settimane, con due lettere inviate ai ministri del Lavoro e dell’Economia. È una situazione preoccupante sotto diversi punti di vista: sia perché i contagi possono aumentare, sia perché un lavoratore rischia di subire pesanti decurtazioni in busta paga». Per alcune professioni il problema può essere in qualche maniera superato con lo smart working, ma è invece impossibile per le mansioni che si possono svolgere solo in presenza, per esempio in fabbrica o nei supermercati (la violazione della quarantena comporta tra l’altro una sanzione amministrativa. ). «Il pericolo – aggiunge Mazzola – è che i lavoratori non dicano niente a nessuno e vadano a lavorare pur sottoposti alla quarantena. Risolvere questo problema sarebbe importante anche per le aziende».

Per Angelo Chiari, che nella segreteria provinciale della Cgil di Bergamo si occupa di sicurezza nei luoghi di lavoro, è «una questione urgente e di ingiustizia. La quarantena è un provvedimento emesso da un’autorità sanitaria (l’Ats, ndr), ineludibile. È doveroso rifinanziare quanto prima questo fondo: a rischio ci sono la tutela della salute della collettività e i diritti del lavoratore. È interesse comune risolvere questo vuoto». «È un tema importante e sottovalutato – aggiunge Angelo Nozza, segretario generale della Uil Bergamo –. Un lavoratore rischia di perdere alcune centinaia di euro, c’è il rischio che qualcuno tenga nascosta la quarantena e si rechi ugualmente al lavoro. La decisione ci ha colto di sorpresa: chi decide, forse, sembra non abbia contezza di quello che è successo in questo ultimo anno e mezzo».

La palla è passata al governo, nell’ambito di un confronto giocoforza concentrato a livello nazionale. Tra l’altro, c’è un tema correlato: nella stessa comunicazione l’Inps ha infatti annunciato anche l’avvenuta interruzione, a partire da luglio, dello stanziamento dedicato ai lavoratori «fragili» (immunodepressi, malati oncologici, disabili gravi), che in sintesi potevano assentarsi dal lavoro – per contenere il rischio di contagio – equiparando questa assenza a un periodo di malattia. Un provvedimento che coinvolge, secondo una prima stima, alcune migliaia di lavoratori bergamaschi. «Un altro tema da risolvere», aggiunge Mazzola. «Una situazione assolutamente da correggere», chiosa Chiari.

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