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Venerdì 27 Dicembre 2024
Cesar Brie: «Bisogna liberare il teatro dalla schiavitù della fretta»
L’INTERVISTA. Per la stagione di Altri Percorsi della Fondazione Donizetti è arrivato a Bergamo l’ultimo spettacolo realizzato dal regista argentino Cesar Brie «Re Lear è morto a Mosca». Con lui abbiamo parlato di libertà espressiva degli artisti, di censura e del prendersi tempo.
«Oggi la censura in quanto tale non esiste, quello che esiste nei paesi occidentale è il soffocamento economico degli artisti». Cesar Brie non ha dubbi, la libertà degli artisti in occidente oggi è condizionata da una schiavitù economica, che li porta a non potersi esprimere spesso come vorrebbero.
La mancanza di finanziamenti che portano a produzioni confezionate bene, ma senza anima. E così la mancanza di tempo è irrimediabilmente nemica dell’approfondimento e della maturazione
«Il teatro non è un luogo dove si rianimano cadaveri, ma è un luogo dove si deve riscoprire la vita»
di una messa in scena: «Bisogna liberare il teatro dalla prigione della fretta, perché tutto costa e bisogna farlo velocemente. Per questo penso che i Teatri stabili stiano fallendo oggi la loro missione. La cultura dovrebbe reagire dando spazio ai giovani di poter creare e mostrare il proprio lavoro. Il teatro non è un luogo dove si rianimano cadaveri, ma è un luogo dove si deve riscoprire la vita».
«Re Lear è morto a Mosca» è stato realizzato con i ragazzi della scuola di teatro di Bologna «Galante Garrone» uno spettacolo costruito in due anni di lavoro che narra la storia di Solomon Michoels e Veniamin Zuskin, due attori giustiziati dal regime staliniano nel 1948 a causa della loro arte. Lavoravano al Goset, il Teatro Ebraico di Mosca ed erano protagonisti di un Re Lear, il primo e unico «Re Lear» in yiddish non andò mai più in scena.
Cesar Brie, oggi la censura è rappresentata dalla schiavitù economica. Video di Roberto Vitali
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