La formazione dei ricordi nel cervello non è il processo lineare che si pensava: esiste una via alternativa per la memoria a lungo termine , che bypassa completamente quella della memoria a breve termine . La scoperta, fatta nei topi, è pubblicata sulla rivista Nature Neuroscience dal gruppo di ricerca coordinato dal Max Planck Florida Institute per le Neuroscienze, e ribalta le attuali conoscenze sui meccanismi alla base della formazione dei ricordi .
Lo studio, infatti, suggerisce ch e il cervello è più resiliente del previsto e che è in grado di preservare gli eventi di lunga data anche quando la memoria a breve termine è compromessa dall’invecchiamento o da malattie che causano deterioramento cognitivo, come l’ Alzheimer .
Le attuali teorie sulla formazione della memoria prevedono che una piccola parte, la più rilevante, dei ricordi immagazzinati temporaneamente e continuamente nel cervello venga poi spostata e consolidata nella memoria a lungo termine: un procedimento lineare , dunque. Ma i ricercatori coordinati da Ryohei Yasuda hanno scoperto che questa non è l’unica possibilità .
Gli autori dello studio hanno disattivato nei topi un enzima cruciale per la formazione dei ricordi a breve termine, inducendoli così a tornare in un luogo nonostante vi avessero vissuto un’esperienza spaventosa poco prima. Ripetendo l’esperimento a distanza di tempo, settimane e mesi, è avvenuto qualcosa di sorprendente: i topi che dopo un'ora sembravano non ricordare nulla degli eventi negativi vissuti poco prima, dopo un mese hanno invece mostrato di ricordare perfettamente che il luogo incriminato era da evitare. In altre parole , il blocco della memoria a breve termine non ha impedito quella a lungo termine . Questo significa che esiste una via parallela che salta del tutto la formazione dei ricordi temporanei .
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