Carta e matita, così l’arte di Longaretti dialoga con i giovani

GENERAZIONI. Il progetto «Arte in carta» mette a confronto i disegni giovanili dell’artista con le suggestioni degli studenti. I risultati saranno esposti il 19 settembre nella mostra «Dove cresce il roveto» nell’ex Monastero del Carmine.

«Come si può essere sinceri nel narrare se tutto deve essere inventato, dalla suola delle scarpe alla punta dei capelli? Io dovrei trovare dei modelli, un vecchio contadino, una nonna canuta, una giovane sposa coi suoi bambini, in un rustico tinello, e allora il mio quadro avrà un fondo di verità umana. Se no, creando, aiutandosi colla immaginazione e colla memoria, finirò col fare cose convenzionali. No, non perdere fiducia, tutto ciò che costa lavoro dà frutto». Così Trento Longaretti annotava il 15 novembre 1936 nel suo Diario, mettendo nero su bianco il motivo della sua «magnifica ossessione» per il disegno, considerato strumento per la ricerca della verità.

Periodo giovanile e di guerra

I più di 300 disegni risalenti soprattutto al periodo giovanile e di guerra, oggi conservati nel suo Archivio insieme a pagine dei diari cui sono così profondamente intrecciati, sono all’origine di un progetto insolito, che mette al centro non il Longaretti a colori ma quello in punta di matita. «Arte in carta» è stato presentato ieri, nella sede dell’Associazione Longaretti, dove l’artista trasferì il suo studio negli anni ’90, dalla figlia e Presidente dell’Associazione Serena Longaretti insieme ai partner di progetto: Francesco Pedrini, vicedirettore del Politecnico delle Arti con delega alla direzione dell’Accademia di Belle Arti G. Carrara, e Giovanni de Lazzari, docente presso la medesima Accademia; lo storico dell’arte Enrico De Pascale e Olmo Erba, artista e curatore insieme ad Eleonora Molignani della mostra di prossima apertura.

Memoria nel dialogo

«Siamo convinti - dichiara Serena Longaretti - che un archivio d’artista debba coltivare memoria anche attraverso il dialogo con realtà legate alla formazione artistica e al mondo giovanile in generale. L’intento è tracciare un filo rosso tra la formazione artistica di Trento Longaretti nella Brera degli anni ’30 e quella attuale alla Carrara, focalizzando in particolare l’attenzione sulla produzione grafica. Gli ampi e suggestivi spazi dell’ex Monastero del Carmine fanno da sfondo a questa insolita mostra e ben si addicono allo spirito che anima la nostra Associazione e che la porta a condividere il progetto di tutela #Il mio Carmine».

Sette giovani artisti

Il tema viene indagato nella mostra «Dove cresce il roveto» che si inaugura il 19 settembre alle 18 al Monastero del Carmine in Città Alta (ma anche negli incontri di approfondimento così come nel catalogo curato da De Pascale che sarà presentato al finissage il 27 ottobre). Il percorso presenta i lavori di 7 giovani artisti - Bianca Bonaschi, Chiara Brambilla, Filippo Cristini, Olmo Erba, Eleonora Molignani, Natasha Rivellini, Marta Tessaroli - invitati dai docenti a proporre opere in dialogo con 60 disegni da loro stessi selezionati nell’Archivio di Longaretti, quasi tutti eseguiti tra il 1935 e i primi anni di guerra.

Una fertile collaborazione

«I nostri studenti – sottolineano Pedrini e De Lazzari - si sono confrontati per mesi con le opere dell’Archivio Longaretti, creando una fertile collaborazione che ha arricchito il loro percorso di crescita». I disegni di Longaretti, infatti, li hanno condotti altrove rispetto alla prospettiva contemporanea del disegno come fine e non come mezzo: «Ciò che emerge – nota De Pascale - è la considerazione del disegno non come strumento fine a se stesso, ossessionato dalla bella forma, ma come “scrittura” volta a serbare memoria e a vedere meglio ciò che lo sguardo intercetta nell’orizzonte della quotidianità. Non un’opzione, ma una necessità quasi fisiologica, da esercitare con cadenza regolare per non smarrire il ritmo del proprio vivere ed evitare il senso di colpa per il tempo perduto».

Poesia di bellezza

Nel repertorio di Longaretti troviamo solo figure del mondo reale e realmente esperito - volti di fanciulli, modelle in posa, commilitoni, paesaggi, interni- senza i quali è impossibile attingere

alle verità del mondo. «Io per naturale temperamento – scrive il pittore nei diari - sono lontano dalla pittura astratta, ideale…Preferisco… dipingere l’umanità fatta di stracci e di miseria, l’umanità più umile e dimenticata, farne sorgere la sofferenza e la poesia di bellezza e di verità». Di qui il titolo, simbolicamente denso, della mostra che, come spiegano i curatori Erba e Molignani, «allude al limitare dei boschi, ai fossati e ai bordi delle strade, a quegli ambienti dove il confine è tanto fisico e impenetrabile quanto metaforico, simbolico: tana, nascondiglio, trappola. Il roveto riveste e infesta, invita e respinge, offre e reclama, generando un margine spinoso da cui nascono fiori e frutti».

Sostenitori e visite

La mostra, promossa da Associazione Longaretti in collaborazione con il Politecnico delle Arti, con il sostegno di Provincia e Comune di Bergamo, Fondazione Banca Popolare di Bergamo e Fondazione Asm-Gruppo A2A, si potrà visitare con ingresso libero nei seguenti orari: ven e sab 17-20, dom 11-13 e 16-19 ( ven e sab visite guidate su prenotazione ad [email protected]).

© RIPRODUZIONE RISERVATA