
Cronaca / Valle Cavallina
Venerdì 11 Aprile 2025
Cantò i paesi e le tradizioni, la Val Cavallina piange la poetessa Rudelli
IL LUTTO. Aveva 96 anni ed era una cultrice del dialetto. I suoi temi prediletti erano la vita della valle, le tradizioni, la natura, Dio e la pietà popolare. L’ultima sua fatica è stata, proprio poche settimane fa, la «poesia rasgamentaria» per il Ducato di Piazza Pontida, letta il 29 marzo a Bergamo, in piazza Matteotti. La figlia Carmen: «Era una donna molto intelligente ed un’artista solare»
La Val Cavallina piange la sua poetessa. Anna Rudelli è morta mercoledì pomeriggio - a 96 anni - all’Hospice San Giuseppe di Gorlago per le conseguenze di un malore improvviso che l’aveva colpita a fine marzo, costringendola a un ricovero immediato all’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo e quindi a una breve degenza all’ospedale Bolognini di Seriate.
Una vita dedicata alla poesia
Nata a Casazza il 13 luglio del 1928, Rudelli aveva alimentato fin da giovanissima l’inclinazione alla poesia, senza più abbandonarla in seguito. Visse sempre in paese, dove con il marito Lorenzo Zambetti, scomparso nel 2004, gestì prima una sartoria, per poi lasciarla e avviare un’orologeria-oreficeria giusto a fianco, dando origine a una piccola impresa che si espanse qualche tempo dopo con un’ottica a Trescore Balneario: tutte attività, queste, che oggi sono gestite dai tre figli della coppia, Silvia, Carmen e Giuseppe. La sua ispirazione poetica, così fresca e serena, parlava due lingue, l’italiano e il dialetto bergamasco, di cui era una cultrice appassionata. I suoi temi prediletti erano la vita della valle, dei paesi, le tradizioni, la natura, Dio e la pietà popolare. Ne nacquero dei libri, come «La mia Valle, poesie», «Quaderni della Valle Cavallina», «U Càagnöl de parole» o «Regoida de pensèr genuì e sincèr», e un’infinità di componimenti che Rudelli era invitata a declamare durante le manifestazioni pubbliche.
Il Duca Morotti: «Era una donna splendida, non c’era nessuno come lei a maneggiare la metrica e l’ortografia»
«Era una donna splendida»
«Era una donna molto intelligente – racconta la figlia, Carmen Zambetti, vicesindaco e assessore a Casazza tra il 2014 e il 2024 – di un’intelligenza istintiva, estremamente altruista, credente, aperta agli altri. Era un’artista solare, con uno sguardo chiaro sulla vita. Amava stare in mezzo alle persone e dare qualcosa agli altri attraverso i suoi scritti». Lungo il suo itinerario poetico fu decisivo l’incontro con il Ducato di Piazza Pontida, una cinquantina di anni fa, sodalizio di cui poi divenne Cavaliere «iure pleno». Fu quello il lievito che un po’ alla volta permise alla musica dei suoi versi di crescere e circolare. «Era una donna splendida – ricorda il Duca Mario Morotti –. Non c’era nessuno come lei a maneggiare la metrica e l’ortografia». Col passare degli anni arrivarono ulteriori riconoscimenti: uno fu l’ingresso nell’Ordine della Polenta nel 1989, di cui divenne Dama d’onore e Poetessa; l’altro fu la nomina a Cavaliere della Repubblica italiana nel 2013 per benemerenze e meriti culturali. «Cittadina esemplare, Anna è sempre stata un punto di riferimento per Casazza e lascia un’impronta indelebile nella memoria storica del paese – dichiara il sindaco Renato Totis, che parteciperà venerdì 10 aprile alle 14,30 ai funerali nella chiesa di San Lorenzo a Casazza –. Ricordo con grande affetto il suo modo di porsi cordiale, l’eleganza, l’innata intelligenza e la grande disponibilità nel declamare le sue poesie nelle occasioni ufficiali e nella quotidianità».
Il sindaco Totis: «Anna è sempre stata un punto di riferimento per Casazza e lascia un’impronta indelebile nella memoria storica del paese»
Nel 2020 anche lei fu colpita, a 91 anni, dalla virulenza del Covid. Dopo giorni molto difficili, si riprese del tutto e continuò a scrivere imperterrita: l’ultima sua fatica è stata, proprio poche settimane fa, la «poesia rasgamentaria» per il Ducato di Piazza Pontida, letta il 29 marzo a Bergamo, in piazza Matteotti. Quanto a Casazza, la notizia della morte della poetessa si è diffusa rapidamente, e sui social, passata qualche ora, ha fatto la sua comparsa un sonetto che lei stessa aveva scritto. S’intitola «Ol viàs piö ’mportànt» e suona quasi come un testamento. Parla del viaggio più importante, quello compiuto dalle persone che in vita hanno agito «con fede e unùr», con fede e onore: il viaggio finisce oltre l’’«ös del Paradìs», la porta del paradiso, in attesa di rivedere prima o poi «tòcc i familiàr, e ògne amìs», tutti i familiari, e ogni amico.
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