Bioimpedenziometria, «bilancia» per capire quanto siamo grassi
SALUTE. Sentiamo spesso citare la bioimpedenziometria quando si parla di calo di peso o di attività fisica in palestra. Ne parliamo con Cristina Robba, responsabile dell’ambulatorio di Nutrizione clinica del Policlinico San Marco.
Sentiamo spesso citare la bioimpedenziometria quando si parla di calo di peso o di attività fisica in palestra. Ci sottoponiamo a volte a diete restrittive, o a sedute di allenamenti molto impegnativi, ma siamo davvero in grado di capire se questi sforzi ci stanno dando i risultati attesi? Quando decidiamo di metterci a dieta per perdere peso, l’obiettivo è dimagrire realmente, perdere la massa grassa e non quella muscolare. Ugualmente, praticando attività fisica, ci aspettiamo che la massa muscolare si rinforzi, meglio se a scapito della massa grassa. Come possiamo capire che ciò sta veramente accadendo? Ne parliamo con Cristina Robba, responsabile dell’ambulatorio di Nutrizione clinica del Policlinico San Marco, dove contestualmente alla visita è possibile effettuare la bioimpedenziometria con uno strumento di ultimissima generazione.
Dottoressa Robba, in cosa consiste la bioimpedenziometria?
«Innanzitutto si deve precisare che l’esame con bioimpedenziometria è un test non invasivo, rapido e riproducibile. L’apparecchio utilizzato è una bilancia che, misurando la bioimpedenza, calcola la distribuzione di acqua nell’organismo tramite una corrente elettrica a bassissima intensità e assolutamente impercettibile al paziente. Questa corrente, viaggiando lungo il corpo, incontrerà differenti gradi di resistenza a seconda della diversa composizione dei tessuti. Attraverso quindi la presenza di acqua corporea, in quantità maggiore o minore, è possibile determinare i vari distretti come la massa magra e la massa grassa. Sappiamo che massa grassa e osso offrono una resistenza al passaggio dell’impulso elettrico in quanto, essendo poveri di acqua, risultano dei cattivi conduttori. Invece la massa magra muscolosa, contenendo maggiori quantità di elettroliti e acqua, è una buona conduttrice».
Oltre a massa magra e grassa quali altre indicazioni può fornire?
«L’impedenziometria permette in pochi secondi di ottenere una fotografia precisa delle condizioni della persona. Oltre alla percentuale di massa grassa e alla percentuale di massa magra, dà informazioni importanti sull’indice di grasso viscerale addominale che è quello più pericoloso a livello cardiovascolare, sulla quantità di acqua presente nel corpo e sul tipo di costituzione ossea».
Quindi l’indice di massa corporea ha perso valore nell’identificare le persone in sovrappeso o per valutare la costituzione?
«L’indice di massa corporea (IMC o BMI in inglese) è un numero di facile calcolo: è sufficiente conoscere peso e altezza per calcolarlo ed è utilizzato per classificare i soggetti come sottopeso, normopeso, sovrappeso o affetti da vari gradi di obesità. Tuttavia l’IMC mette in relazione unicamente questi due valori, il peso e la statura. Sappiamo che ciò non è sufficiente a dare una interpretazione corretta dello stato nutrizionale di un individuo. Già da parecchio tempo anche la misura della circonferenza addominale è stata inserita tra i valori da considerare, come indice di presenza di obesità viscerale e grasso viscerale. Valori di circonferenza addominale superiori a 94 cm nell’uomo e 80 cm nella donna sono indici di aumentata obesità viscerale. Tuttavia solo con l’impedenziometria possiamo davvero quantificare la massa grassa e la massa magra. In modo semplice, non invasivo e rapido è possibile effettuare una reale misurazione della composizione corporea, correggendo se necessario le indicazioni dietetiche e il programma di attività fisica per raggiungere la forma desiderata».
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