Bar tradizionali in crisi: in 5 anni 408 in meno. «Si perde una ricchezza» - Video

CONFCOMMERCIO. Fusini: «In atto un cambiamento sociale, ma nei quartieri e nei paesi queste attività sono riferimenti importanti: vanno sostenute»

È morìa di bar in città e in provincia. Nell’ultimo semestre hanno chiuso 46 attività, mentre dal 2019, nel giro di 5 anni, la Bergamasca ha perso 408 bar tradizionali, che in molti casi rappresentano (o per meglio dire rappresentavano) anche un presidio sociale e un luogo di aggregazione tradizionale, specialmente nei quartieri periferici e nei paesi. I dati emergono dall’ultimo Osservatorio (aggiornato al 1° semestre 2024) del cruscotto «Dataviz» su elaborazione di Infocamere Fipe-Confcommercio Bergamo.

Bar tradizionali in caduta libera

Il tradizionale bar di quartiere o di paese è insomma in forte difficoltà con 46 attività chiuse in soli sei mesi (-1,5% rispetto al 31 dicembre 2023). Analizzando le tendenze degli ultimi 5 anni, si nota che il fenomeno è diventato strutturale, con cifre pesanti. Dal 2019 ad oggi, infatti, si sono persi ben 408 bar tradizionali, con un calo percentuale deciso, -11,9%. «Il bar

«La chiusura dei bar rischia di spegnere l’ultimo esercizio presente in frazioni e paesi di piccolissima dimensione»

tradizionale, di quartiere e di paese, è in grave difficoltà - ammette Oscar Fusini, direttore di Confcommercio Bergamo -. Molti dei tradizionali frequentatori hanno minore potere di spesa – questo spiega in parte il calo di lavoro e la conseguente decisione di chiudere, ndr – ma è anche in atto un cambio epocale di abitudini e di frequentazione. Ormai il gioco delle carte e del biliardo, così come videogiochi, appartengono ad un mondo lontano, sostituiti dalla tv a pagamento, dallo smartphone e in generale dalla mancanza di tempo, oltre che di soldi, da parte dei clienti abituali».

Non solo un fenomeno economico, quindi, ma anche sociale: «La chiusura dei bar – prosegue Fusini – rischia di spegnere l’ultimo esercizio presente in alcune frazioni e in alcuni paesi di piccolissima dimensione. La nostra provincia con i suoi 245 comuni e le migliaia di frazioni, per lo più montane, è più esposta a questo rischio. Occorre quindi pensare a come sostenere economicamente queste attività, che costituiscono in alcuni casi l’ultimo presidio di socialità dei centri storici».

Il numeri dell’intero settore

Gli altri numeri del bilancio semestrale Confcommercio evidenziano però anche dei segni positivi. È il caso delle pasticcerie, in crescita del +5,4%, oltre alle imprese di catering e banqueting (+3,8%). Voci che consentono al bilancio complessivo delle imprese del settore di restare a galla. Dall’analisi globale risulta infatti che nel primo semestre del 2024 le imprese della ristorazione nel complesso sono aumentate dello 0,16% con 7.112 unità attive (erano 7.105 al 31 dicembre 2023).

Nello specifico si riscontra un aumento significativo delle pasticcerie, si diceva, cresciute da 370 a 390, delle imprese di catering e banqueting che hanno raggiunto quota 380 rispetto alle 366 a fine dello scorso anno, e tengono i ristoranti, passati da 2.305 a 2.330 (+ 1,1%). Stabile il numero di imprese di asporto, da 859 a 860 (+0,1%). In calo le altre categorie (ristorazione ambulante e mobile, e ristorazione connessa all’agricoltura).

La ristorazione cresce, aumentano soprattutto le pasticcerie

Se si guarda al bilancio degli ultimi 5 anni, però, il saldo totale del settore è negativo, con un -2,6% di imprese. A fronte del calo netto dei bar che perdono 408 unità rispetto al 2019, si osserva un incremento evidente dei ristoranti (127 locali in più, in percentuale il + 3,5%) e di ben 93 imprese per la fornitura di pasti (mense, catering su base contrattuale, catering e banqueting con un rilevante +32,4%.).

«Le imprese della ristorazione bergamasca hanno complessivamente tenuto nel semestre, pur con più ombre che luci - afferma Diego Rodeschini, presidente del gruppo bar, caffè e gelaterie di Confcommercio - Fipe Bergamo -. Riteniamo che alla fine del secondo semestre, in cui di solito si concentrano più chiusure, potremo registrare un anno ancora negativo per il settore. Ad oggi cresce solo la ristorazione per la produzione di pasti, per effetto dell’esternalizzazione dei servizi di mensa e catering di enti pubblici e privati, incapaci di reperire personale adeguato, mentre l’aumento dei ristoranti non compensa la caduta dei bar – conclude Rodeschini -. Crescono pasticcerie e gelaterie, locali che somministrano prodotti di qualità di loro produzione: un segnale che tengono i consumi delle persone “alto-spendenti” e che cercano la qualità». Il settore della ristorazione bergamasca, al 30 giugno 2024, contava complessivamente 7.892 tra sedi e unità locali, di cui 7.112 attive.

L'estate del mondo del commercio bergamasco. Video di www.bergamotv.it

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