Banche, terzo polo non determinante

ITALIA. Cosa sta succedendo nel sistema bancario italiano? Le operazioni di acquisizione in corso, viste singolarmente, potrebbero apparire poca cosa; perfino l’offerta di Mps su Mediobanca, che tanto clamore ha suscitato, riguarda solo il 7% del settore: il 4% di Siena e il 3,2 di Piazzetta Cuccia.

Ma se le consideriamo nell’insieme richiedono una riflessione, soprattutto per capire le conseguenze sull’economia reale. Ricordiamo cosa bolle in pentola: Banco Bpm punta ad Anima, società di gestione del risparmio; Unicredit mira a Banco Bpm; Banca Generali ha in corso un’Opa su Intermonte; Banca Ifis vuole prendere Illimity. In più, Unicredit sta cercando di crescere nella tedesca Commerzbank, l’operazione più significativa in termini dimensionali e anche l’unica con respiro internazionale. E se, di nuovo, l’impatto quantitativo complessivo resta modesto, Banco Bpm non raggiunge il 7% del mercato, qualora si realizzassero il cambiamento non sarebbe di poco conto.

Serve ragionare sugli azionisti di maggioranza

Sotto il profilo del controllo aumenterebbe il peso di due azionisti privati (Delfin degli eredi Del Vecchio e il gruppo Caltagirone) su tutto il comparto finanziario, Generali compresa, peraltro con la compartecipazione del Tesoro finché resterà nel Monte. La normativa pone limiti prudenziali al controllo dei privati sugli intermediari bancari e assicurativi, e se anche questi fossero rispettati a livello di singola società, l’estensione dell’influenza che ne deriverebbe, richiederebbe comunque l’attenzione delle competenti autorità. Per questo motivo ragionare sugli azionisti di maggioranza non è solo pettegolezzo o curiosità giornalistica.

Il terzo polo

Sul piano sostanziale, se si realizzassero le operazioni in corso, verrebbe meno l’ipotesi del cosiddetto terzo polo, del quale per il vero non ho mai avvertito la mancanza. L’acquisizione di Ubi da parte di Banca Intesa, ormai 5 anni fa, ha istituito l’oligopolio fra la ex Ca’ de Sass e Unicredit, ovviamente con il beneplacito della vigilanza. La seconda, con il 23% di quota di mercato, distanzia la terza banca di oggi, proprio quel Banco che vorrebbe acquisire, di ben 16 punti. Dunque, il prospettato terzo polo non sarebbe determinante nella configurazione del sistema bancario italiano. Questo, ripeto, è ormai un mercato dominato da pochi protagonisti con un corollario di attori minori, e nessuna ricombinazione delle banche rimanenti cambierebbe significativamente la situazione. Con la conseguenza che la divaricazione fra il mondo del credito e l’economia reale è difficilmente recuperabile. Né gioverebbe più di tanto la successiva aggregazione di Banco Bpm nel blocco Mps Mediobanca. Ma a questo punto siamo alla fantafinanza.

I Monti bond sono stati rimborsati (con importanti interessi) e con l’uscita ai prezzi attuali lo Stato recupera le risorse immesse per la sua ricapitalizzazione

Quelle di oggi sono operazioni industriali volte a rafforzare e ad accrescere il potenziale di sviluppo delle banche che se ne fanno promotrici

Restano due considerazioni a margine. La prima è la soddisfazione per il rilancio del Monte, dopo tanti anni di impegno e sacrifici anche da parte dei suoi dipendenti e, forse pochi lo hanno colto, senza pesare sui conti pubblici: i Monti bond sono stati rimborsati (con importanti interessi) e con l’uscita ai prezzi attuali lo Stato recupera le risorse immesse per la sua ricapitalizzazione. La seconda è che questa fase della ristrutturazione del sistema bancario italiano è ben diversa dalla precedente, avvenuta negli anni ’10 del secolo. Allora si trattava di aggregazioni con funzione di salvataggio: Banca Etruria e le altre tre cosiddette good banks, la Popolare di Bari, Carige, le popolari venete. Quelle di oggi sono operazioni industriali volte a rafforzare e ad accrescere il potenziale di sviluppo delle banche che se ne fanno promotrici. Genereranno valore anche per il sistema economico nel suo complesso? Le prospettive ci sono, bisogna che le autorità si adoperino perché si realizzino.

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