
Cronaca / Hinterland
Lunedì 10 Marzo 2025
Azzonica, morto il pensionato ustionato nel bosco a Villa d’Almè
LA DISGRAZIA. Albino Brugnetti era ricoverato da venerdì in gravi condizioni. Il sindaco: «La natura era la sua passione, in paese lo conoscevano tutti».
Ad Azzonica Albino Brugnetti lo conoscevano tutti. Spesso, spessissimo lo si vedeva, e sentiva, per le strade del paese; macinava ogni giorno chilometri a piedi e almeno un paio di volte alla settimana arrivava fino a Villa d’Almè - solo di rado prendeva l’autobus - dove si dedicava alla pulizia dei boschi. «La natura, la legna, il fuoco erano la sua passione», dice chi lo conosceva.
Una passione che gli è costata la vita
Albino Brugnetti è morto domenica mattina all’ospedale Papa Giovanni XXIII dov’era ricoverato da venerdì sera in seguito alle ustioni riportate in un incendio causato dal rogo di alcuni rami secchi ai quali lui stesso aveva dato fuoco nel bosco che circonda il centro sportivo di Villa d’Almè, all’altezza di via San Sebastiano. Le sue condizioni erano apparse da subito molto gravi; il pensionato, 77 anni (ne avrebbe compiuto 78 il mese prossimo) si trovava in una zona impervia quando è rimasto ferito e dal suo arrivo in ospedale era ricoverato in prognosi riservata.

(Foto di Beppe Bedolis)
Chi era Albino Brugnetti
È stata una vita carica di fatiche, quella di Albino Brugnetti; secondo di dieci fratelli, viveva da solo al secondo piano di una palazzina al civico 5 di via degli Assonica. Poco più che adolescente, verso la fine degli anni ’60 era partito per la Francia, dove ha lavorato come lavapiatti nell’albergo di uno zio. Nel 1975 il ritorno a Sorisole, poi l’assunzione alle fonderie Pilenga di Lallio, dove ha lavorato per tanti anni. «Era una brava persona, un tipo originale che in paese conoscevano tutti – ricorda il sindaco di Sorisole Stefano Vivi –. Non lo conoscevo bene, ma eravamo vicini di casa. Aveva l’hobby della campagna andava a tagliare le piante nel bosco e a raccogliere le castagne. A volte partiva di casa all’alba e tornava la sera, girava sempre a piedi ed era sempre indaffarato». Non aveva fatto il militare, ma aveva un cappello con una penna da Alpino, che indossava spesso e che ormai era il suo segno distintivo, così come la voce sempre altissima per la strada, che non di rado strappava anche qualche sorriso. Fino alla serata di domenica, non erano ancora stati definiti la data e il luogo dei funerali.
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