Autobus e tram, i ricavi dai ticket in calo di 2,5 milioni

IL REPORT. Il trasporto pubblico locale non recupera sul Covid. Da biglietti e abbonamenti il 13,8% in meno rispetto al 2019. L’approfondimento su L’Eco di Bergamo in edicola giovedì 26 settembre.

Dai primi bagliori della pandemia sono trascorsi ormai quattro anni e mezzo, e quasi tutto sembra tornato alla normalità. Quasi tutto, appunto: il trasporto pubblico locale non ha invece ancora assorbito il colpo. Nemmeno nella Bergamasca, stando al bilancio dei primi otto mesi del 2024 comparati allo stesso periodo del 2019: i ricavi da titoli (biglietti e abbonamenti) nei primi otto mesi del 2024 sono ancora inferiori del 13,8% rispetto ad allora, cioè mostrano un saldo negativo di 2,5 milioni di euro, mentre i «viaggi equivalenti» – formula che pesa e combina le vendite di biglietti e abbonamenti nelle diverse formule – sono al -31%.

L’Agenzia: «Dal termine dell’emergenza sanitaria tutti gli indicatori locali e nazionali fanno registrare una rilevante difficoltà a riguadagnare i livelli di uso del mezzo pubblico precedenti alla pandemia»

L’Agenzia per il Trasporto pubblico locale di Bergamo spalanca i dati e li mette in fila sul nuovo «bollettino statistico» che avrà diffusione mensile: un’iniziativa, spiega l’Agenzia, per «aumentare il grado di trasparenza dei servizi resi nel bacino e, al tempo stesso, consentire una riflessione consapevole e informata su uno degli aspetti di maggiore criticità per quanto riguarda il trasporto collettivo: l’andamento della domanda».

Se dai numeri non si scappa, l’Agenzia spiega come «dal termine dell’emergenza sanitaria tutti gli indicatori locali e nazionali fanno registrare una rilevante difficoltà a riguadagnare i livelli di uso del mezzo pubblico precedenti alla pandemia». Sintesi: una «forte preoccupazione non solo per il settore del trasporto pubblico, ma per l’intero sistema della mobilità», che così vede «peggiorare i propri standard di sostenibilità».

La «frattura»

La flessione non è uniforme, ma mostra un impatto ben differente tra l’area urbana, che regge meglio, e l’area extra-urbana, decisamente più in sofferenza, ed emerge ad esempio «spacchettando» i dati sui titoli di viaggio e i volumi di vendita. Dando valore 100 alle vendite di gennaio-agosto 2019, i biglietti venduti nel 2024 (sempre per il periodo gennaio-agosto) nell’area urbana si attestano a quota 99,2 (cioè sono dello 0,8% inferiori al 2019), mentre l’area extra-urbana è solo al 61,8%; curiosità, nel 2023 – anno di Bergamo e Brescia Capitale italiana della Cultura – i biglietti nell’area urbana erano saliti a quota 102,7, cioè più del pre-Covid. Però i biglietti non li usano solo i turisti, ma c’è anche un pubblico «nostrano» più saltuario d’un tempo, in cui è verosimilmente confluito chi prima era abbonato e ora invece sceglie il mezzo pubblico magari solo per pochi giorni a settimana. L’altra faccia della medaglia è una conseguenza diretta: crollano i settimanali (nell’area urbana sono solo il 12,8% di quelli staccati nel 2019 e nell’extra-urbano il 23,6%), mentre gli annuali sono ora solo il 75,1% di quelli del 2019 nell’area urbana e il 57,2% di quelli del 2019 nell’area extra-urbana.

Calo più evidente in provincia che tra città e hinterland

È la «fuga dal pullman», più evidente in provincia – dove, tra l’altro, gli spostamenti sono mediamente più lunghi – che non tra città e hinterland. O meglio: si perde una certa fidelizzazione annuale e sembrano scegliersi soluzioni più «a spot» e discontinue, visto che il numero di abbonamenti mensili per l’area urbana si attesta ora all’81,1% del pre-Covid, ma schizza invece al 115% del pre-Covid per l’area extra-urbana. Nuovi «tagli», non solo per questioni economiche, ma anche per diverse abitudini.

Combinando le varie tipologie di titoli di viaggio, l’Agenzia tira le somme: dai 16,8 milioni di «viaggi equivalenti» di gennaio-agosto 2019 si scende agli 11,6 milioni di gennaio-agosto 2024. La flessione totale del sistema-Bergamo è del 31%; più nel dettaglio, i «viaggi equivalenti» passano da 9,2 milioni a 7,1 milioni nell’area urbana (-22,9%) e da 7,6 milioni a quasi 4,5 milioni nell’area extra-urbana (-41,2%).

La ricaduta economica

Sono numeri con una ricaduta economica concreta, e ne fanno i conti le aziende del trasporto pubblico locale. Nel 2019 nel bacino di Bergamo si ricavavano 18,1 milioni di euro dalle vendite dei titoli (9,1 nell’area urbana e 9 nell’area extra urbana); nel 2022 si era ancora ad appena 11 milioni di ricavi (7,3 milioni per l’urbano, 3,7 milioni dall’extra-urbano), nel 2023 si è risaliti a 13,1 milioni (9,3 per l’urbano e 3,8 per l’extra-urbano), infine nel 2024 si arriva a 15,6 milioni di euro.

L’urbano ha un gap di 200mila euro, l’extra-urbano un «deficit» di 2,3 milioni di euro

Se è vero che tra 2023 e 2024 le vendite hanno fruttato – in termini economici – il 19% in più, mancano però ancora 2,5 milioni di euro rispetto al 2019: l’urbano ha un gap di 200mila euro, l’extra-urbano un «deficit» di 2,3 milioni di euro. Nel mezzo di questi anni, ovviamente, ci sono stati anche gli adeguamenti tariffari: anche per questo la curva dei ricavi economici da titoli è differente da quella del numero di titoli venduti.

Una timida speranza è legata ai prossimi dati, quelli che comprenderanno anche le vendite di settembre e in particolare gli abbonamenti studenti: «Il terzo trimestre – segnala l’Agenzia – fa solitamente registrare un significativo recupero nell’area extra-urbana». Ma il recupero dei livelli pre-Covid resta ancora ben lontano.

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