Atalanta, gioco col «pilota automatico» e la posizione di Lookman: i dati per capire qual è la migliore

scheda. L’approfondimento di Gianluca Besana

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L’ Atalanta che nel pomeriggio di sabato ha chiuso a reti inviolate la sfida contro il Venezia è piaciuta decisamente poco ai tifosi nerazzurri. La squadra di Gasperini ha dato vita ad una gara “piatta”, quasi priva di acuti, e soprattutto giocata senza quel fuoco vivo che dovrebbe infiammare gli spiriti di chi, a una decina di partite dalla fine del campionato, si trova in una posizione ideale per tentare l’allungo decisivo in campionato. Contro i penultimi della classe, l’Atalanta ha buttato alle ortiche l’ennesima occasione che un campionato senza una protagonista assoluta le ha offerto per ricucire la distanza con chi occupa la vetta. A lasciare perplessi gli spettatori dal Gewiss non è stata però solo la prestazione opaca della squadra, ma anche l’atteggiamento avuto in panchina da Gasperini. Un atteggiamento pacato, che paradossalmente è stato interpretato come non positivo dai tifosi bergamaschi. Inutile fare tanti giri di parole con chi - il pubblico bergamasco - gli atteggiamenti del mister li conosce bene, così bene, che Gian Piero potrebbe essere considerato uno di famiglia. Se il tecnico di Grugliasco non s’infuria, non lancia la giacca, non si gira con occhi iniettati di sangue verso la panchina sbraitando, c’è qualcosa che non va, e la squadra in campo lo percepisce. L’Atalanta di sabato è parsa andare con il pilota automatico inserito. Questa volta però quest’espressione non è da intendersi con la solita accezione positiva, visto che solitamente si impiega per indicare una squadra che gioca a memoria, ma per il suo esatto contrario, ovvero quello di una squadra che non è stata capace di salire sopra la velocità minima di crociera, che ha svolto il suo compito tattico in modo scolastico, e che è parsa priva dei correttivi necessari, che a dire il vero Gian Piero solitamente dispensa in modo proficuo per i 90 - ed oltre - minuti di gara. Ovviamente, con questi elementi a disposizione è stato facile collegare la volontà di Gian Piero di non proseguire ulteriormente il rapporto con i nerazzurri, con quello di una squadra - e tecnico - svuotata dal punto di vista mentale. Di sicuro in questa affermazione c’è qualcosa di vero. La storia sportiva ci insegna che per tirare fuori il massimo da una prestazione - soprattutto negli sport di squadra - tutto l’ambiente deve essere motivato al massimo e credere in un obbiettivo comune.