Q ualche settimana fa in quel di Oderzo, dove è nato, gli hanno dedicato un murale che lo effigia con la maglia del Verona. Sempre nella cittadina trevigiana dai nobili natali romani (Opitergium, da cui il nome di quell’Opitergina più volte incrociata dalle squadre bergamasche nell’Interregionale o serie D) c’è una squadra di 2ª categoria che porta il suo nome: Asd Zigoni Oderzo. Più che un personaggio, un’autentica anomalia nella storia del calcio italiano, protagonista anche di un’autobiografia a quattro mani con un altro “irregolare” come Ezio Vendrame, centrocampista del Lanerossi Vicenza, allenatore e scrittore, dal titolo inequivocabile: “Dio Zigo pensaci tu”. Il prossimo 24 novembre Gianfranco (Cesare Battista) Zigoni compirà 80 anni, vissuti tutti abbastanza pericolosamente per i tempi: talento da vendere e una sregolatezza fuori dal comune. Poteva fare grandissime cose, ma semplicemente non aveva granché voglia. A Verona ha lasciato il segno come pochi, in gialloblù ha passato forse le sue stagioni migliori insieme al periodo romano dal 1970 al 1972. Scuola Juventus, viene fatto crescere nelle giovanili del Pordenone e poi mandato a Torino dove a 17 anni esordisce in prima squadra. E’ il 1961 e George Best non si vede ancora all’orizzonte, ma questa guizzante ala che sapeva fare gran bene il centroavanti era già un passo avanti: in un’amichevole con il Real Madrid fa diventare matto nientemeno che Josè Santamaria, un totem delle merengues. Ma è troppo fuori dagli schemi bianconeri, già allora rigidi, e così nel 1964 scatta il prestito al Genoa dove gioca 24 partite e segna 8 reti, inutili però a evitare la retrocessione tra i cadetti. Uno lo fa all’Atalanta nella vittoria 2-0 a Bergamo del 25 aprile 1965. Il campionato dopo in B ne fa altrettanti ma il grifone non va oltre il quinto posto.