U na delle immagini più normali, diciamo così, del Vélodrome è quella degli agenti di polizia impegnati a proteggere con gli scudi i giocatori delle squadre avversarie al momento di battere un corner. Perché di solito nei momenti caldi della partita dagli spalti viene lanciato di tutto. Ne sanno qualcosa quelli del Benfica nell’ultima partita dei quarti di Europa League, vinta dall’Om ai rigori. Il calcio francese sta vivendo un periodo di notevole violenza dentro e fuori gli stadi, ma a Marsiglia non è una novità visto che qui è tutto cominciato molto prima che altrove e il Vélodrome è da sempre considerato uno dei posti meno ospitali d’Europa. E non che la città sia gran meglio in verità, considerando il complesso mix degli abitanti e le banlieu che non hanno nulla da invidiare a quelle parigine. Anzi. I quartieri a Nord sono semplicemente infrequentabili, ma non si sta meglio nel 3° arrondissement che sta a pochi passi dal centro. Luoghi con tasso di disoccupazione vicino al 50% in una città alle prese da sempre con una difficile convivenza: culturale, sociale e anche religiosa. A Marsiglia il 40% degli abitanti è musulmano, la città più maghrebina d’Europa. Paradossalmente c’è solo una cosa capace di mettere d’accordo più o meno tutti, ed è l’Om, ovvero l’Olympique Marsiglia, squadra e società che rappresenta alla perfezione l’essenza della città: quella di essere contro tutto e tutti, in primis Parigi.
Lo stadio (di club) più capiente
L’Om è la prima e la sola squadra transalpina ad avere vinto la Coppa Campioni (nel 1993), uno dei due trofei francesi: l’altro è la Coppa Uefa del Paris Saint Germain del 1996. Poi il nulla. A livello nazionale, prima che iniziasse il dominio parigino, i marsigliesi erano la seconda squadra per numero di campionati vinti dietro il Saint-Étienne che l’ultimo l’ha però conquistato nel 1981. L’Om invece nel 2010: due anni dopo è iniziata la lunga teoria della capitale, 10 campionati in 12 anni, l’ultimo domenica scorsa.