G li ottavi di finale di Coppa Italia hanno riservato all’Atalanta di Gasperini la sfida contro il Sassuolo di Dionisi. Una partita che sulla carta pareva scontata, visto che prima del fischio d’inizio le probabilità di una vittoria nerazzurra erano superiore al 70%, mentre quella degli emiliani erano inferiori al 15%. Il campo ha poi confermato la disparità di valori che attualmente divide le due formazioni e che depone a favore dei nerazzurri, che si sono imposti per 3-1. Le probabilità che abbiamo citato sopra erano giustificate dall’andamento che le due squadre avevano avuto in queste prime diciotto giornate di campionato. Seppur il cammino dell’Atalanta è stato discontinuo a livello di risultati, la formazione di Gasperini è stata comunque capace di vincere 9 gare, conquistare 29 punti, segnare altrettante reti, ed incassarne solo 20. Molto più stentato invece il cammino dei neroverdi, sedicesimi in classifica con 16 punti, ed a soli 2 dalla zona retrocessione. Solo 4 le gare sin qui vinte dalla squadra di Dionisi, a fronte di 10 sconfitte. Il 4-2-3-1 solitamente utilizzato dagli emiliani ha prodotto buoni risultati a livello offensivo in campionato, con 25 reti segnate (1.39 gol e 1.5 xG di media a partita), ma è risultato tutt’altro che impermeabile a livello difensivo, con 33 reti incassate (solo la Salernitana ha fatto peggio avendo subito 36 gol). Ovviamente, a pesare sugli equilibri della gara ci sono state le rotazioni praticate dai due allenatori. Sassuolo ed Atalanta, anche se hanno obbiettivi diametralmente opposti in campionato, sono attese da un turno «importante», che riserverà la sfida contro i viola nella serata di sabato per la squadra di Dionisi, ed il big match di domenica per l’Atalanta, che la vedrà di scena all’Olimpico contro i giallorossi di Mourinho. Per entrambi gli allenatori era dunque d’obbligo passare il turno e raggiungere il Milan ai quarti di finale, cercando di risparmiare più energie possibili ai titolari, e incrociando le dita per quel che riguardava i possibili infortuni.