Caudano in Germania mentre l’Atalanta è in Svizzera. E una visita all’Università fa emergere storie ed emozioni

storia. Il nuovo racconto di Stefano Corsi

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C laudio, il barista, è un uomo buono. Buono e attento. Attento alle esigenze degli altri, anche quando magari le nascondono bene e non si aspettano che vengono colte. Allora, per assecondarli ha anche delle alzate di ingegno, delle invenzioni imprevedibili che a volte sorprendono anche lui. Nella fattispecie, ultimamente gli è parso che il suo amico Elvio fosse un po’ giù di morale, quasi insidiato dai suoi dubbi (rimane pur sempre un uomo che ha abbandonato il lavoro amato per anni) e da una certa stanchezza. Forse, la stanchezza di vivere nelle Langhe senza un preciso ruolo, mentre la corsa precipite degli anni lo sta rapidamente portando verso la detestata soglia della vecchiezza. Perciò, di improvviso, Claudio decide. Da qualche tempo, Fabrizio - un suo collega ed amico che aveva un bar a Carrù, si è trasferito a Monaco di Baviera e ha aperto una grande gelateria - lo invita a vedere il suo nuovo locale. Claudio aveva sempre nicchiato, ma un lunedì sera di tardo novembre, d’improvviso, pensa che potrebbe prendere due piccioni con una fava, se salisse a Monaco e lo facesse insieme al professor Caudano. Così, per prendersi e dargli tre o quattro giorni di pausa. Al bar, starà sua moglie, ed Elvio sospenderà le sue lezioni e le sue prove. Gliene scrive su Whatsapp con tono piuttosto perentorio: più che un invito o una proposta, è un ordine. L’altro oppone una minima resistenza, ma sa bene di non averne motivo. Infine, lo vincono due pensieri: che nell’incedere inarrestabile del tempo, dopo una vita di rinunce, ogni possibilità deve sfruttarla, quasi per un risarcimento a se stesso e per una tardiva acquisizione di saggezza; poi, che la partita dell’Atalanta, in campo a Berna la sera dopo, non la vedrebbe comunque: fra ascoltarla alla radio e seguirne lo sviluppo grazie agli aggiornamenti di una app, in fondo, poco cambierebbe.